Nonluoghi (Non-Lieux, 1993): il titolo completo comprende anche un 'Introduzione a una antropologia della surmodernità'.
...e infatti di nuoluoghi veri e propri si parla solo per una decina di pagine alla fine di un libricino di meno di 100.
E' un saggio abbastanza famoso, a conoscere il settore, dell'antropologo Marc Augé.
Comincia con distinguere tra etnologia e antropologia al fine di definire quella che l'autore chiama 'antropologia vicina', da cui prende poi le mosse per spiegare il concetto di 'surmodernità' da sostituire a quello di postmodernità.
Riassumo a rischio di traviare un po' i concetti: 'postmodernità' è lo stato in cui viviamo se accettiamo che il progresso umano sia sostanzialmente concluso; 'surmodernità' è un modo di vedere il presente caratterizzato in positivo secondo una 'regola' di tre eccessi: eccesso di tempo e spazio, che sono abbastanza facili da capire, nel senso che il mondo è tutto troppo vicino e troppe cose succedono allo stesso tempo, e un eccesso di individuazione (nel senso di individualismo) che mi è risultato un filo meno chiaro ma prendo per buono.
Stabilito il contesto, Augé riassume le teorie da lui accettate sulla definizione di 'luogo', nello specifico di luogo antropologico nella forma di uno spazio simbolizzato o praticato... il librino è talmente breve che se spiegassi ciò che spiega, praticamente lo riscriverei.
Mettiamola in questi termini: è un libro che fa più figo avere che piacere leggere.
Definito il luogo, il nonluogo viene di conseguenza: spazi di transito (dall'ascensore all'autostrada) e spazi di comunicazione (supermercati e altri luoghi di commercio). Luoghi del presente senza background o spessore/profondità.
Ci si passa, ci si incontra, non ci si ferma.
Idealmente questi studi fanno sempre intellettuale romantico, l'antropologia intendo, poi alla resa dei conti risultano di non facile lettura a causa degli intenti tutt'altro che divulgativi.