Giovanni's Island (Giovanni no Shima): lungometraggio d'animazione realizzato da Production IG, prodotto per i 50 anni della Japan Association of Music Enterprises, vincitore di innumerevoli premi e, avendo girato i festival internazionali in lungo e in largo, già disponibile per la visione occidentale NELLO STESSO ANNO d'uscita originale.
La sceneggiatura e storia originale sono opera di Shigemichi Sugita, autore di The Last Ronin, alla sua prima esperienza nel mondo dell'animazione; la regia è di Mizuho Nishikubo... qui lo ricordiamo per il bellissimo Otogizoushi e l'adattamento OAV di Video Girl Ai.
E' un film sulla Seconda Guerra Mondiale, un tema classico per l'animazione giapponese impegnata.
Visivamente è notevole, molto artsy, disegnato e animato a mano con uno stile decisamente retrò e immediatamente riconoscibile a un pubblico sufficientemente esperto (adulto... vecchio); esteticamente è contrario a ogni trend dell'animazione giapponese contemporanea, già solo per questo andrebbe visto e apprezzato. Stimato.
La storia è.
La storia è abbastanza noiosa, come in quasi tutti i casi dove si parli di Seconda Guerra Mondiale con protagonisti giapponesi, e piuttosto non originale, come in tutti i casi dove si parli, etc etc.
Due bambini, fratelli, vivono felici sull'isola di Shikotan. La Guerra finisce, il Giappone perde, l'isola viene conquistata dai russi (per maggiori info sul fatto storico: Kuril Islands Dispute).
A questo punto il film si divide nettamente in due parti: gli anni sotto l'occupazione russa e gli anni successivi con la popolazione dell'isola espatriata in campi di prigionia.
Il film è patetico al punto giusto, cortese con l'invasore russo e le più sensibili questioni diplomatiche, commovente persino. E' tuttavia troppo fortemente codificato, troppo incardinato in quelli che sono gli stilemi abusatissimi del genere.
La storia è tutto un flashback raccontato/ricordato dai sopravvissuti, ora dei vecchi, in visita distensiva sull'antica isola patria, in preghiera davanti alle tombe. 'Abusatissimo' non è abbastanza per definire questa mediocrità narrativa.
Vogliamo poi discutere della triste fatalità prevedibile fin dal minuto 1? Secondo 1?
Chiunque abbia visto Una Tomba per le Lucciole, o abbia mai visto un film giapponese prima di questo, potrà facilmente indovinare l'unico evento drammatico del film.
L'unico è un po' esagerato, si parla di guerra e prigionia, ma il tutto viene narrato con sobrietà e con il minimo di rappresentazione della violenza; l'unico dramma vero e proprio è la morte di un personaggio che avrebbe potuto essere più prevedibile solo se fosse stato pure di colore.
Spiegazione del titolo: i genitori dei due fratelli sono molto appassionati del racconto (disponibile anche in Italia) di Kenji Miyazawa intitolato 'Una Notte sul Treno della Via Lattea'. Nel racconto, che non ho letto ma rimedierò quasi istantaneamente, i protagonisti sono appunto due bambini di nome Giovanni e Campanella... i protagonisti del cartone, chiamati dai genitori in onore dei personaggi, si chiamano Jumpei (Giovanni) e Kanta (Campanella).
...posso condere un certo grado di probabilità sul fatto che il mio giudizio nei confronti del film sia troppo severo, viziato dall'essere un pluridecennale amatore di cinema giapponese (animato e non), posso concedere che, nell'ottica del preservare la memoria, un film come questo a intervalli regolari vada prodotto. E' pur vero, però, che i film precedenti sul tema sono tutti ben disponibili e noti.
Lo spettatore giovane che volesse vederli, non avrà certo difficoltà a riconoscerne l'esistenza; lo spettatore non giovane li avrà già visti. In ogni caso è inscusabile l'insipienza di adoperare ancora una volta quel luogo narrativo dei vecchi sopravvissuti sulla tomba, flashback, la mia vita è servita a qualcosa? Sì/No, grazie, tornerò.