Taken: li ammazza tutti. No, non voglio rovinarvi il finale del film: la certezza della omnimorte è assicurata fin dal principio, lo dice chiaramente, lo fa. E' il ''come'' a fare tutta la differenza. La potenza di Taken è tale che da oggi smetterò di prendere per il culo Luc Besson, per sempre: basta facili ironie sulla sua presenza in tutti i film d'azioni francese, basta; Besson ci ha dato un action hero, Jason Statham, ora fa ciò che gli incidenti della vita e della carriera ci avevano tolto: rinasce (transitivo) Liam Neeson come l'ACTION HERO. Niente Shindler, niente Rob Roy: Liam Neeson è Brian, ex-agente segreto in pre-pensionamento, un ex-moglie stronza e una figlia trascurata negli anni delle avventure con cui disperatamente vuole allacciare un rapporto. La figlia, diciassette anni, devide di fare un viaggetto europeo al seguito degli U2: maledetto Bono, lui e la sua genia di mitomani idolatri; non fa in tempo a uscire dall'aeroporto che viene rapita da una banda di albanesi della tratta delle bianche. Brian prende l'aereo. Brian scende dall'aereo: i francesi cominciano a morire, gli albanesi cominciano a morire, altre etnie cominciano a morire. La trama potrebbe ricordare vagamente quella del Man on Fire di Tony Scott, una grande differenza: la regia di Pierre Morel. Il regista di Banlieue 13, District 13: l'abbiamo visto qualche mese fa. Perché questo regista in quattro anni abbia fatto solo due film è impossibile dirlo, è un genio: Liam Neeson a 56 anni, è in perfetta forma, ha 56 anni. Neeson fa le sue scene, e le sue scene sono eccellenti e le può fare perché il regista, che è un esperto di sequenze d'azione, le disegna applicando la perfezione alla realtà: l'implacabile fretta di Neeson è l'archetipa forza inarrestabile che si scontra contro la brodaglia gelatinosa della criminalità, non la taglia, non la buca, la toglie dall'esistenza. Parliamo di un intero film gestito e organizzato intorno all'assioma definito da Clint Eastwood negli Spietati: ''Sto uscendo... se vedo qualcuno lo ammazzo, se qualcuno si azzarda a spararmi addosso non uccido solo lui.... gli ammazzo anche la moglie .. e tutti i suoi amici ....e gli brucio anche la casa.''. In Taken, Liam Neeson gli ammazza anche il cane. In tutto il film c'e' una sola esplosione, si spara relativamente poco: non ce n'e' bisogno, Liam Neeson può spezzare il collo in due mosse a chiunque, è credibile mentre lo fa, vuoi che lo faccia mentre lo fa e mentre lo fa vuoi che lo faccia ancora e di più, lo fa. C'e' qualcosa di straordinariamente diverso nell'azione messa in scena da Morel, eseguita da Neeson, qualcosa che apre un fossato di differenza tra questa produzione francese sicuramente a budget relativamente alto e gli equivalenti interni e d'oltreoceano: intelligenza. L'azione non è per sé, è finalizzata alla violenza e la violenza è lo strumento per raggiungere nel modo più veloce ed efficace il risultato voluto dal protagonista: c'e' un senso di misura e di assoluta necessità in ogni inquadratura e gesto, niente viene sprecato e la semplicità della narrazione e della sua rappresentazione registica e attoriale si congiungono in un'esaltante e indimenticabile inseguimento dove la qualità della direzione consente di avere attori espressivi e capaci in ruoli che rimarranno nella memoria tanto per la drammaticità quanto per l'erotica violenza.