El Diablo: sei albi per introdurre nel DCU il nuovo El Diablo, personaggio d'origine Western alter editoriale del ben più celebre Ghost Rider. El Diablo è uno spirito della vendetta, un demone, ha un cavallo di fuoco, una frusta di fuoco e una pistola di fuoco: è tale e quale a Ghost Rider, inoltre non è chiaro quale possa essere il suo rapporto in relazione allo Spettro. Sicuramente non uno dei personaggi più immediati su cui puntare una nuova mini, il senso immagino fosse quello di proseguire quanto fatto, con risultati molto migliori, su Bat-Lash mesi fa. El Diablo non è una storia western, è lontana dalla continuity DC, propone un personaggio malamente clonato da un altro che in Marvel ha recentemente riguadagnato fama e fortuna dopo anni di oblio, abbraccia la politica multietnica dell'editore ma non raggiunge o aggiunge significato e non vale la pena di essere raccolta.

X-Men - Magneto Testament: la politica editoriale Marvel spesso solleva equivoci e legittimi dissensi sui modi in cui temi a sfondo sociale e contemporaneo vengano sfruttati per promuovere e lanciare testate e personaggi in virtù di calcolo e sfruttamento pubblicitario. E' il caso recente dell'uso del nuovo presidente americano in Spider-Man, è il caso di questa miniserie. Su Obama niente da dire, l'hanno fatto più o memo tutti gli editori tranne DC Comcis: lasciamo perdere i perché, passiamo a Magneto. Miniserie in cinque albi scritta da Greg Pak, autore di parecchio Hulk, e disegnata da uno dei tanti italiani all'estero. Il fumetto è buono, nulla da dire: il tema dell'olocausto è sempre sensibile e viene trattato con la dovuta compostezza e decoro, il personaggio di Magneto, da sempre sull'altalena dei bene-male, ne esce rafforzato nel background. C'e' però il problema della superficialità, non solo nelle dichiarazioni del team creativo, ma soprattutto nello svolgimento narrativo: Magneto Testament è la versione per ragazzi di un romanzo di troppe pagine, ci sono le illustrazioni e la banalizzazione.

Freedom Formula:  è la terza serie lanciata da Radical Comics, al suo esordio era stata salutata come la migliore in una cerchia di eccellenza, con il passare dei mesi, i ritardi e i problemi grafici, è diventata il primo flop dell'ottimo nuovo editore. Un flop che il presidente Levine ha raccolto e da cui ha imparato: al recente NYCC i portavoce di Radical hanno dichiarato il progressivo abbandono del formato spillato tipico del comics americano per concentrarsi esclusivamente su brossurati più corposi che rendano maggiore gloria allo stile pittorico delle produzioni, alla complessità narrativa e soprattutto garantiscano i tempi lunghi necessari alla realizzazione di quelli che sono immediatamente diventati dei cult tra gli appassionati di fumetto maturo. Il problema centrale di Freedom Formula risiede principalmente nei disegni: primi due albi eccellenti come da standard Radical, dal terzo in poi un calo vertiginoso in dettaglio, cura, capacità rappresentativa. La trama: futuro lontano, c'e' gente che vive in città megatecnologiche e altri che vivono fuori dalle città nei deserti selvaggi; ci sono i ricchi eugenetici e gli umani tradizionali e inferiori: lo sport preferito è una corsa-combattimento a bordo di mecha da formula uno, la Freedom Formula è una gara illegale e socialmente impegnata. Un giovane wastelander affronta il campione geneticamente potenziato. Anche fuori dalla sintesi del riassunto la storia perde senso e passaggi. Nota positiva: le tre testate attualmente in corso per Radical sono squisite, sono stati promessi nuovi cicli per Hercules e Caliber, si è parlato della capacità della società di gestire anche lo sviluppo cinematografico dei propri soggetti. Radical sembrerebbe in buona salute, eppure il sito non è aggiornato: un segno di risparmio che trovo inspiegabile e critico.