JCVD: se non è questo un film amarcord non so chi possa.... eguagliare. Mi si dislessica il cervello a pensare che nei miei momenti più bui alla fine degli anni '80, quando uscivo di casa solo per andare a vedere l'ultimo Van Damme o l'ultimo Seagal, quando guardavo i film in piedi per poter replicare in minima differita le mosse di Van Damme o Seagal e cercavo in tutti i modi di slogarmi l'inguine per eseguire la mitica possa in spaccata sospesa di Van Damme (e solo lui), arrivai a un certo punto a preferire, traviato dal motivo ecologico, il tizio con due mogli. Oggi guardo la produzione francese diretta da Mabrouk El Mechri e penso: ''film francese diretto da un algerino? Dieci anni fa mi ci sarei fiondato, quando pensavo che intellettuale e minoranze etniche fossero indissolubilmente legate. Oggi se il conto dei morti non supera le decine non riesco neppure a tenere focalizzata l'attenzione.'' L'amico franco-africano scrive pure la sceneggiatura, inevitabile il coinvolgimento dello stesso Van Damme nella stesura: il confine tra bio e pseudo-bio è varcato talmente spesso nel corso del film, saltando da un lato all'altro come il peggiore dei Remo per salvare l'innocenza legale di personcine realmente viventi e scatenare la purezza interpretativa di un attore che non è mai stato tale perché il massimo richiestogli era un high-kick più alto del normale, che si scopre improvvisamente il migliore a interpretare se stesso. Van Damme è Van Damme in un film sulla sua vita che non è proprio la sua vita ma poco ci manca, ricorda vagamente, per amarezza e umorismo tragico, il Make Love di Bruce Campbell. Van Damme ha 47 anni, il suo manager lo costringe a passare da un merdoso film d'azione
direct-to-dvd all'altro, ripetendosi all'infinito: sua moglie vuole portargli via la figlia, sua figlia si vergona di suo padre perché gli amichetti la sfottono. Va tutto di merda e in fondo non fa più abbastanza soldi per potersi permettere di pagare i peccati di quando ne aveva, quindi gli va davvero di merda: torna nel suo Belgio per sfuggire alla merda da super star e rifugiarsi nel suo paesello che lo adora come allora, come un Pantani nel paese dove ti lapidano se gli dai del drogato, e finisce coinvolto in una rapina. L'occasione per essere un eroe davvero e per riscattare se stesso, se fosse un film: JVCD non è un film, finge di non esserlo e Van Damme finisce per essere un uomo che non ce la fa più. El Mechri spinge sull'acceleratore, pesta di brutto e decide che o la va o la spacca: fa quello che solo i grandi registi osano e fa il suo Rashomon rigirando la stessa scena da punti di vista diversi. Fa anche 31 mettendo in pausa il film per meta-monologhi interpretati dal vecchio Van Damme, nuova conferma che a forza di fare film anche i peggiori dventano attori emozionanti.