Wall-E: popolarmente piace dire che Pixar sconvolga le leggi del mercato e della fisica portando avanti dal 1995 una serie consecutiva di capolavori giunta con quest'ultima prova fuori classe alla ''nona meraviglia''. Personalmente mi aspettavo il tracollo, non tanto per una questione probabilistica o per naturale entropia, esclusivamente per il passaggio in Disney: già Ratatouille mi lasciò infelice spettatore di un film, non tecnicamente, mediocre. Wall-E avrebbe potuto essere la prova dell'inversione di tendenza e del cambio di rotta artistica sotto la nuova proprietà, diventa invece il nuovo folgorante e sfolgorante campione di quanto di meglio il sistema americano riesca a creare. Il meglio nel campo dell'animazione, un film straordinario. Merito dello staff Pixar, soprattutto merito di Andrew Stanton, il regista-sceneggiatore già al timone di Nemo, tornato a scrivere-condurre l'ultimo nato e nuova pietra miliare cinematografica. Ai timori verso la malvagia Disney Stanton risponde inserendo nel suo universo robotico geniali citazioni Apple, piccoli e immediatamente riconoscibili effetti sonori, scelte di design, intese a mandare un messaggio chiaro e univoco di fedeltà e continuità creativa interna indipendente dal possessore delle azioni. Nei prossimi quattro anni Stanton è previsto impegnarsi a guidare verso altrettanta gloria l'attesissisma trasposizione di John Carter di Marte: l'attesa di carica di trepidazione, dovesse dimostrarsi anche solo la metà di Wall-E parleremo di un fenomeno. Stanton imprime il proprio segno fin dal concept iniziale: Pixar non è lo Studio Ghibli, non ha la fissazione ecologista di Miyazaki, Stanton ce l'ha; esattamente come in Finding Nemo anche in Wall-E il punto di partenza sono l'umanità e il suo rapporto sbagliato con la natura, il discorso ecologista prosegue. Prosegue anche il senso dell'ambientazione: in Nemo il regista aveva visitato l'ultima frontiera sconosciuta terrestre, le profondità marine, in Wall-E decide di lanciarsi verso l'assoluta frontiera sconosciuta, lo spazio. Quando i riferimenti sono così evidenti, quando la poetica è chiara e l'artista a operarla si dimostra al pubblco senza incertezze o falsità, le concezioni e i pensieri intorno all'arte diventato un piacere semplice completamente discosto da paranoidi affermazioni comprensibili solo a edotti conoscitori del verbo. I riferimenti continuano: Stanton non si limita a una graziosa autoreferenzialità, studia l'oggetto del suo interesse e pescando negli antichi rapporti professionali di quando la Pixar non era Pixar e non era neppure della Apple ma della Lucas, coinvolge nel progetto due nomi eccellenti di professionisti della fantascienza e del cinema: Dennis Muren e Ben Burtt. Muren è uno dei nomi più noti all'interno dell'Industrial Light & Magic, è dietro Star Wars, Terminator 2, è il primo tecnico degli effetti visivi ad aver mai avuto l'onore di posare le proprie manine nel cemento della Walk of Fame. Burtt è un pari genio parallelamente fondamentale nel campo degli effetti sonori: ha inventato il rumore della spada laser, di R2D2 (C1P8), il respiro di Darth Vader, ha vinto più premi nel suo campo che chiunque altro. Stanton e la Pixar hanno preso seriamente l'idea di realizzare un film di fantascienza e sono andati dai migliori per farlo. L'umanità è destinata alla rovina, troppo stupida, gretta e ignorante: la Terra sarà distrutta e resa inabitabile dall'inquinamento, incapaci e incuranti gli umani la abbandoneranno partendo per un'interminabile crociera spaziale senza meta. 700 anni dopo sulla Terra ci saranno solo due abitanti: uno scarafaggio e l'ultimo Wall-E in funzione, un robot per lo smaltimento rufiuti che dopo 700 anni d'attività si è guadagnato personalità e autocoscienza. Per inciso: lo scarafaggio è il cane e Wall-E è Leggenda. L'ho detto: i riferimenti si sprecano e ogni jeek in sala ha gorgogliato di libidine. La vita di Wall-E prosegue tra routine solitarie fino a quando dallo spazio non arriva Eve, sonda spaziale di ultima generazione esteticamente opposta al design quasi steampunk di Wall-E: Eve ha una missione, trovare tracce di rinnovata abitabilità e vita sulla Terra (lo scarafaggio non conta). Per Wall-E è amore a prima vista e inizierà a seguirla, arrivando anche a lasciare la Terra per iniziare un viaggio nello spazio alla scoperta di cosa sia stato della razza umana. Aggiungo due cose sul tema: l'occhio rosso di Hal e, anche se nell'edizione italiana non è immediatamente coglibile, Sigourney Weaver. La meraviglia più grande di tutte è però Wall-E stesso, la sua immobile espressività: la regia eccellente, gli effetti visivi e sonori, trasformano un serio pezzo di ferro binoculare nel volto che ogni attore pagherebbe per possedere. Il film è un godimento sensoriale, è intelligente ed emozionante: è curato in ogni suo minimo dettaglio dai titoli di testa a quelli di coda. Il font dei titoli di testa, l'evoluzione culturale umana in coda (non fate l'errore di alzarvi come quegli ignoranti che erano in sala ieri), l'8-bit.