Il Cavaliere Oscuro: quando, uscendo dal cinema, l'unico commento negativo a prendere voce risulti essere una modica protesta sull'utilizzo dei Rotweiler identificati come cani ''cattivi'' contro i pastori tedeschi del GCPD, sai di aver visto quanto era stato detto e anche di più. Questo poi lo penso ora, il giorno dopo, uscito dal cinema dopo un'erezione di 152 minuti, titoli di coda compresi, l'unico pensiero era la seria valutazione di trovare il più vicino tetto e slanciarsi nel vuoto. SONO BATMAN. Niente punto esclamativo. SONO BATMAN. Parlo da nerd, non mi devo sforzare, Batman è nel mio template: non Green Lantern, non Superman né Flash. Batman. Bestemmi d'entusiasmo, pugni stretti e obbligatorio slancio in avanti a sfogare l'esaltazione, la pressione emotiva e l'eccitazione montate e accumulate nel corso della proiezione, ecchissenefrega se il doppiaggio faceva cagare. Lo rivedrò in originale il prima possibile, ma già così il Cavaliere Oscuro è la risposta di Nolan alla sfida e alle critiche mossegli alla fine di Begins (a me non era così piaciuto): il Cavaliere Oscuro è l'omaggio ultimo al Batman DC, uscito nel momento in cui l'editore facendosi forza con il suo autore migliore sta forse realmente valutando l'idea di rivoluzionarne il mito definitivamente, ma è anche il compiuto trionfo di un autore che firma la consacrazione di un cinema personale e fortemente caratterizzato. La performance di Heath Ledger vale il clamore e la giustizia di un'oscar postumo, ma è la sceneggiatura di Nolan a dettarne i tempi, i luoghi e la composizione: niente di nascosto, niente presunzoine, tutto in piena e sparata luce nel buio, niente mezzucci, solo il perfetto scontro tra l'estremo difensore dell'ordine, prototipo fascista pienamente sintonizzato sul controllo materiale di ogni vita a prevenzione perenne del crimine, e il folle imprevedibile strumento e agente di un caos irrazionale e a-finale. Nel mezzo emerge la figura di Harvey Dent, Due-Facce, come eroe caduto completamente devoto all'ambivalenza fatale tra i due estremi. In questo senso la sceneggiatura di Nolan è scoperta, la parabola e i meccanismi sono semplici e chiari: rispecchiano pienamente l'ansia missionaria di Batman, la rivalsa vendicativa di Due-Facce e la distopia impossibile di Joker. I personaggi DC sono fortemente caratterizzati, spesso archetipi, Nolan affronta il complesso della scena senza tirarsi indietro, spingendo sulla profondità e realizzando cinematicamente lo spessore della carta. I combattimenti si stravolgono, sparisce il debole ninjutsu di Begins e appare una forma di lotta ravvicinatissima, close combat rapiddisimo e conclusivo: nessuno degli opponenti di Batman può tenergli testa, da solo o in gruppo, fisicamente o marzialmente, quindi gli scontri a mani nude sono brevi, intensi e mai messi in discussione. Lo scontro non è nei pugni, è nei piani: Nolan regala uno scontro di astuzie dove il piano dell'uno e dell'altro si intrecciano e fregano l'un l'altro tra colpi di scena, finte sconfitte e vittorie presunte. Perfetto concatenarsi di scacchi tra menti supreme. Poi c'e' lo spettacolo: tante esplosioni, tanto fuoco, tante pallottole. I gadget di Batman sono congegnati per essere plausibili, la stravaganza va sui veicoli: la batmobile resta indietro, appare poco e travolge, è il Batpod il protagonista della giornata. Lo vedete nella locandina esplosa, assetto variabile è un eufemismo: cos'e'? Magnetico? Come si combina, cosa diavolo fanno quelle ruote? Il dramma è difendere la città, tutta la città: Batman corre, sempre, a piedi o in macchina, batmobile o lamborghini, in moto o batpod; schizza da un lato all'altro della città, Batman può solo reagire, cercare, inseguire: intervine costantemente all'ultimo istante, comprendere un attimo prima della catastrofe, gettarsi a capofitto. L'intrigo del Joker non gli permette di fermarsi, può solo accelerare sempre di più e sperare di arrivare sempre in tempo, sempre all'ultimo secondo, prima dell'ultimo scatto di lancetta. Vedendola pensavo che la corazza fosse ridicola, in movimento è tutta un'altra cosa. Ovviamente non è solo Batman: Bruce Wayne, Christian Bale è perfetto, alterna momenti brevissimi di lucida serietà e impegno sociale alla classica baldoria sfrenata e surreale dell'ultimate ricchissimo. I suoi due saggi, Fox-Freeman e Alfred-Caine, sono spalle e contraltari del meccanismo batfamily che Nolan rifiuta nelle sue estremità mascherate e amplia nel nudo legame con l'uomo dietro la maschera. All'avversario supremo si regala l'omaggio di citare alcune scene dal primo di Burton, per non negare l'eredità di Nicholson senza però velare o subordinare la cessazione di quel Joker favoloso anni '80 e l'inizio del terrorista omicida di massa: la benzina costa poco. Le motivazioni caratterizzazo i personaggi batmaniani: quelle dei villain sono espresse nel migliore dei modi, Nolan si prende una libertà su Batman. Alla malora i genitori defunti: Batman non vive di vendetta, l'ossessione non è perseguire ma ordinare: nell'affondare la sua natura di eroe agli occhi dei gothamiti Nolan si concede di aumentarne la caratura morale umanizzandola e umiliandola dietro l'accettazione dei continui sacrifici, dietro la sempre presente tematica dell'essere proprio di Batman la causa di tutto. Gotham era sporca e malvagia, ma umana: è stato il caped crusader a portare la follia. Sì, no. Nessuna risposta, ogni risposta è buona: Nolan lo sa e nel concitato, melodrammatico finale concede allo scontro pochissimo spazio lasciando che siano l'apologia delle proprie ragioni a determinare il vincitore. L'unico vincitore è la bugia: a Gotham non può vincere la verità, la verità è terribile e nessuno la può sostenere, non di certo Batman né gli abitanti. Solo i morti sanno tutta la verità perché sono gli unici a non poterla raccontare. I vivi possono sopportarne solo una parte, ognuno mente al proprio vicino, almeno in parte: conoscine solo una parte, quella che so potrai sopportare, il resto sarà per un'altra volta. E intanto la bruci o seppellisci dove nessuna potrà trovarla. La verità uccide: sapere la vera identità di Batman è una condanna, il messaggio è semplice. Nolan costruisce un grande film perché decide di parlare semplicemente di temi importanti e raccontare tutto il soggetto batmaniano prendendo il proprio tempo e sfruttando le dinamiche i rapporti tra gli attori. Insomma, lascia stare: 152 minuti di erezione, ti alzi dalla seggiola stremato e virile.
Osservazione nerd conclusiva: con Iron Man la Marvel ha messo la ciliegina su tante produzioni di successo dedicate al suo universo supereroistico, la DC-Warner ha attraversato un mare di critiche per la malagestione delle sue licenze. Dark Knight ha riscritto e sta riscrivendo la storia del cinema americano nel modo più profondo possibile, sugli incassi, e si gode la prima piazza nell'indecenza della chart di IMDB. La scia del film genera ovviamente voci sul terzo futuro capitolo: ci sarà, non ci sarà? Sembra di sì: Nolan, Bale e gli altri personaggi ritornanti avevano tutti siglato per 3 film, come opzioni quanto meno. Warner dichiara che o con Nolan o niente, e mi sembra il minimo: facile credere che si raggiungerà un accordo. Depp sarà l'Enigmista? Jolie sarà Catwoman? Abbiamo un seguito riuscito nella rara impresa di superare il primo, come affrontare un terzo capitolo sarà il compitino che Nolan dovrà sforzarsi di risolvere per la primavera.