Black Sheep: la Nuova Zelanda ci regala un film all'inglese, una commedia horror sulla falsa riga delle stramberie di Shaun of the Dead e Hot Fuzz, uscito nel 2006, scoperto dagli americani l'anno scorso e forse in arrivo anche da noi in queste settimane. Come da migliore tradizione il film è diretto e scritto da un esordiente, interpretato da attori scarsamente professionisti, grandiosi effetti speciali della patriottica WETA: siamo in Nuova Zelanda, il giovane figlio di una centenaria tradizione di allevatori di pecore torna a casa per tagliare ogni residuo legame con il passato e lasciare tutto al malvagio fratello. Il giovane è affetto da una curiosa forma di fobia, l'OVINOFOBIA: è terrorizzato dalle pecore. Il fratello maggiore è invece uno stronzo ambizioso che ha speso tempo e denaro nel modificare il metodo d'allevamento di famiglia in un super moderno concentrato di manipolazione genetica e contro-dio. Capita un incidente causato dal solito attivista demente e un pò di materiale geneticamente pericoloso finisce libero nella sterminata fattoria, l'amica dell'attivista demente, una tizia carina sfortunatamente fissata con l'omeopatia e tutto il compendio olistico e affini, finisce ovviamente accoppiata al fratello minore. I due dovranno affrontare pecore assurdamente aggressive e carnivore: sfiga particolarmente nera vuole che, se morsi ma non uccisi dalle suddette pecore, il malcapitato morso e sopravvissuto divenga da lì a breve un ferocissimo Pecorone Mannaro. Ho sentito una lacrima di gioia erogarsi dal mio dotto sinistro durante la scena quando uno dei pecoroni mannari viene domato dal fedele cane pastore. Meraviglioso, divertente, originale, qua e là ricorda un pochetto il film di Landis: il finale è, per dirla alla internet, EPIC WIN.