Number of the Beast: cercando in qualche modo di dare un senso e omogeneità agli ultimi due anni di insensata produzione, e sviluppando un giro di conformità a seguito dell'ultima Crisis DC, il mondo Wildstorm è andato attraverso l'ennesimo sconvolgimento/restyle. Questa volta il programma, coinvolgendo meno nomi, meno grandi, su meno progetti, sembra più credibile e abile a riaprire in versione universalmente composta il pacchetto eroico Wildstorm: Number of the Beast è un progetto in pieno stile Matrix dove furono imprigionati alcuni erodi ''golden age'' Wildstorm. A un certo punto la classica variabile imprevista manda tutto il sistema in malora e rigetta nel mondo reale i suddetti eroi, innescando allo stesso tempo un meccanismo governativo automatico, dettato dal solito generale pazzo, il cui esito è, per l'appunto, la fine del mondo. Nessun rilancio però, nessuna Crisis: si tratta del classico, e quindi estremamente intrigante a patto di portarlo avanti con logica e serietà, armageddon pseudonucleare. Un'immane scontro tra post-umani getta la Terra fuori asse: cataclismi vari, morte del 95% dell'umanità. Resta qualche operativo di Stormwatch su Skywatch, The Authority su un Carrier precipitato su Londra (Jenny Quantum apparentemente morta), Majestic, i Wildcats (con Spartan disperso), e il supergruppo dei Paladins che tutto questo a involontariamente provocato. La miniserie è notevole: scritta egregiamente da Beatty e disegnata molto molto bene da Sprouse; nel corso dell'ultimo, significativo, albo si decide di lasciare un momento perdere sia Gen 13 sia Tranquility: vedremo più avanti. Sarà già abbastanza complicato seguire le serie che, o partendo da zero o riprendendo la vecchia numerazione, porteranno avanti quella che è, finalmente, una scelta coraggiosa e un'impostazione all'altezza della ''maturità'' Wildstorm.

The Exterminators: con la chiusura di questa serie all'altezza del trentesimo albo si conclude anche l'ultimo di quei progetti iniziati come new wave Vertigo un paio d'anni fa (Testament, Loveless e American Virgin per dirne un paio), globalmente interessanti ma in definitiva fallimentari. Exterminators racconta di un gruppo di disinfestatori alle prese con un antico Dio Maya e un esercito di super scarafaggi: lo sceneggiatore Simon Oliver dimostra buone idee ma acerbe stilisticamente, probabilmente non era ancora pronto per un progetto proprio; Tony Moore è l'ottimo disegnatore di sempre, negli ultimi albi tuttavia mostrava un segno troppo sporco e macchiato: adattissimo a Fear Agent, molto meno qui. La storia è stata sviluppata frettolosamente, dopo un lungo esordio e una lenta messa in moto degli eventi, causa lo scarso successo, si è impressa un'accelerazione assolutamente dannosa che ha spinto inevitabilmente verso il ''tirar via'' e la superficialità, oltre al costretto passaggio sotto silenzio di tanti spunti iniziali poi semplicemente ignorati. Exterminators rispetta il trend di cui parlavamo inizialmente: partenza fortissima, declino immediato e terminale.

Afterburn: si chiude il secondo progetto dell'editore Red 5, salito agli onori della cronaca per l'ottimo Atomic Robo e il facilone Neozoic (di cui parleremo); Afterburn racconta di un futuro post atomico molto avventuroso, seguendo i classici del genere action e mostrando una vicenda semplice, senza pretese, abbastanza divertente ma troppo prevedibile e già vista. Un buon contorno ma pericolosamente banale per una casa editrice così piccola.

Black Summer: è di un paio di giorni la notizia senza precedenti dell'assunzione a ruolo di socio nel clan Image del simpatico Kirkman, un metodo quasi da studio legale per tenersi la gallina dalle uova d'oro e legarla indissolubilmente al favore dell'editore; Ellis dovrebbbe fare qualcosa del genere con la ''sua'' Avatar Press: il ritmo delle collaborazioni sta diventando, già da tempo in realtà, ridicolo. Quest'ultima fatica nasce come progetto supereroistico per l'editore solitamentea abituato a generi più horror: Ellis mette insieme una storia mediocre, prevedibile tavola dopo tavola, graziata solo dalle sempre pregevoli matite di Ryp, anche lui però giunto al punto di saturazione e evidentemente in debito di creatività (osservate il seguirsi della rappresentazione nel corso degli albi: le scene si ripetono platealmente). Colpi di scena telefonati, soggetto sciocco, caratterizzazione dei personaggi troppo basilare. Ellis dovrebbe rallentare e produrre qualcosa di valido su cui focalizzare la mente, troppi progetti per troppi editori.

Red Sonja: concludiamo con Dynamite. Qualche settimana fa parlavamo dell'idea Dark Horse di far ripartire Conan per rinvigorire e rilanciare il nuovo filone sword and sorcery giunto a un punto di stallo e sovrappopolamento. In casa Dynamite si tenta qualcosa di completamente diverso: invece di prenderla dal punto di vista editoriale si è scelto di agire su quello narrativo, conseguenza ancora da vedere. Red Sonja è stata uccisa, spedita all'inferno e, con il numero 35 di questo mese, fatta reincarnare in un personaggio completamente diverso e altro rispetto all'originale Howardiano. Intrigante e da seguirsi: vedere cosa si riuscirà a tirar fuori, a questo punto, da una licenza completamente traviata e portata oltre i limiti imposti dal suo morto creatore. Scelta coraggiosa di Dynamite che potrebbe andare a urtare la sensibilità dei fan... forse anche no: i fan di Red Sonja sono più interessati alle tette grosse che a Howard.