Loveless: si conclude al ventiquattresimo albo la serie Vertigo brillantemente esordita a fine 2005, prevedibilmente. Dopo le tante difficoltà a mantenere la cadenza, l'abbandona del cocreatore e vero spirito Marcelo Frusin (qui autore di alcune delle sue migliori tavole), la serie wester di Azzarello si è lentamente spenta in circoli precipitando nell'insensatezza narrativa e perdendo di vista trama e compattezza rappresentativa. A partire dagli ottimi storyarc iniziali con la coppia protagonista, la città di Blackwater e tutti i villain, vendetta e redenzione, le premesse di Loveless erano ottime; con l'introduzione di ulteriori personaggi, il pessimo finale dato alla vicenda, e l'improvvido arrivo di Zezelj ai disegni (a onor di cronaca lo odio da quando lo spacciavano nelle fumetterie, dieci, quindici anni fa, come un grande artista), la serie è morta restando in vita solo grazie al basso numero di copie vendute necessarie alla pubblicazione Vertigo.

Countdown to Mystery: pur rallentata per motivi fatali anche l'ultima delle miniserie collaterali a Countdown giunge alla sua naturale conclusione lasciandoci con un pugno di nuovi personaggi e qualche domanda di troppo. Abbiamo un nuovo Doctor Fate, direttamente inserito nel discorso ''tradizione'', un nuovo Kent Nelson: niente di particolare, parliamo di embrione di personaggio. Incidentalmente la storia guadagna importanza a causa della morte del suo sceneggiatore, Steve Gerber: non sapendo come avrebbe voluto terminarla, e con la consueta, discreta, resa degli onori tipica del mondo dei comics, quattro nomi forti DC hanno realizzato altrettanti minifinali tutti contenuti nell'ultimo albo della serie. Il nuovo Doctor Fate non nasce sotto i migliori auspici. A divide l'albo abbiamo invece una nuova indicazione di Crispus-Spectre, parlo di ''indicazione'' perche' esattamente come ai tempi di Hal Jordan ci troviamo con un characters semplicemente ingestibile secondo la moderna sensibilità: l'ira divina è fuori dal tempo moderno e crea storie solo in virtù del proprio concept paradossale. Come si fa a scrivere di un personaggio semi onnipotente che incarna la rabbia di Dio, una rabbia omicida? Aldilà dei motivi teologici di cui ci sbattiamo allegramente ci sono propriamente degli interrogativi sociali moderni ed etici che francamente lasciano in imbarazzo: gli sceneggiatori sembrano percepirlo e finiscono per girarci intorno lasciando all'alter umano dello Spettro il compito di trovare una soluzione, ma non ci si riesce. Vedremo se Final Crisis ci darà qualcosa di più. A livello di DCU sottolineiamo, per quanto possa essere non necessario, il solito vizio di continuity questa volta riguardante Eclipso: abbiamo un Eclipso qui e uno completamente diverso in Countdown to Final Crisis (Ms Palmer e Mary Marvel); addirittura qui riportiamo Eclipso ai tempi della sua serie regolare, mentre là... mah. Se se ne sono sbattuti in DC...

Madame Mirage: abbandoniamo i lidi non troppo felici della DC Comics per abbracciare l'eccellenza dell'arrembante nuova onda Image-Top Cow. Miniserie in sei albi guidata dal rinato Paul Dini che tra questa e i recenti Detective Comics sembra aver trovato una nuova vena creativa: ambientata in un universo altro rispetto ai titolari Top Cow, Madame Mirage ci presenta un'interpretazione che ultimamente trova riscontro nel mercato, quella di un futuro altamente tecnologico ma socialmente vicino dove i poteri siano derivati da ritrovati (in questo caso chiamati mega-tech) normalmente banditi da leggi varie, dove eroi e cattivi si scambiano colpi di genio scientifico e cyberfrag. Penso a Black Summer, ma anche altri. Dini ci racconta la storia di una vendetta non particolarmente originale ma girata su un perno-concept intrigante e graficamente rivelato dal sontuoso tratto di Kenneth Rocafort, altro nuovo talento prodottosi su altri media e attratto dalla libertà creativa di Top Cow, personalità da inquadrare ma indubbio il valore artistico che non a caso rivedremo presto sul nuovo top crossover. Madame Mirage rappresenta una nuova via del comics che riprendendo dalle ceneri dell'esperienza anni '90 delle Femme potrebbe riportare vera luce sull'indipendenza main stream nel circuito superomistico.

Wizard 200: chiudiamo con una doverosa segnalazione. Non sono un lettore affezionato, anzi tendenzialmente evito e naturalmente disprezzo la rivista Wizard. Tuttavia 200 numeri e 17 anni di pubblicazione valgono di più del mio snobbismo: l'evento è festeggiato da un doppio numero, nel senso di due distinti numeri 200, il primo dedicato alle classiche classifiche e a un pò di autostoria con ottimi esempi e migliori momenti tratti dagli anni passati e dalla storia del comics, soprattutto ovviamente a quel fenomeno Image che ancora oggi grava su tutto il mercato con le sue infinite ripercussioni; il secondo invece contiene interviste e la solita roba. In alto i calici e bla bla.