Dai-Nipponjin: tra i vincitori della stagione cinematografica giapponese dell'anno passato c'e' questo particolare film d'esordio presentato con ottimi risultati a Cannes 2007, il regista/autore è Hitoshi Matsumoto, celebrissimo comico giapponese la cui carriera sta venendo sempre più frequentemente accostata a quella di Kitano. Collabora a questo gioco anche la diretta rivalità che pose Dai-Nipponjin in competizione con l'ultima opera di Kitano, quel Glory to the Filmmaker che da mesi provo a guardare solo per stufarmi dopo pochi minuti, uscito sconfitto per incassi e critiche tanto da suscitare in Kitano un famoso commento nel quale avrebbe ammesso la superiorità della prima opera di Matsumoto, congratulandosi. Premesso che ho mancato, temo, di capire il finale del film la trama è questa: Dai Nipponjin, ''grande giapponese'', è il nome di un supereroe in carne e ossa che, nel classico stile locale, si manifesta in un uomo in grado di assumere dimensioni gigantesche. Il film sceglie la forma del documentario e per quasi tutto il tempo seguiamo le scene attraverso la macchina da presa in prima persona di un presunto giornalista intento a realizzare un ''servizio'' sulla vita e le battaglie del suddetto superereoe. Il protagonista è interpretato Matsumoto stesso che si affida a un'improbabile pettinatura per caratterizzare l'annoiata, priva di senso, depressa vita del supereroe: costretto tra sponsor, manager sanguisuga, mostri irrispettosi, e scarso interesse da parte del pubblico sempre meno disposto a seguire le dirette dei combattimenti. Un dato particolare, che non saprei dire se rappresentativo della comicità dell'autore, gira intorno al fatto che non ci siano battute palesemente studiate per far ridere: l'umorismo nasce dalle scene e dall'essere dei personaggi, non da loro comportamenti specificatamente studiati per essere ridicoli o divertenti; i mostri sono grotteschi e rappresentati come disturbanti versioni degli yokai folkloristici, una gamba con una testa, un pollo con un occhio tentacolare che gli esce dal culo: roba di questo genere. Prestano le proprie fattezze ai mostri alcuni attori di calibro tra cui non si può non citare almeno Riki Takeuchi. Tecnicamente l'autore si avvale di ottimi modelli in cg sovrapposti secondo le più moderne tecnologie direttamente ''sopra'' gli attori: maschere e costumi digitali per rendere il realismo carnoso caratterizzante dei mostri e dell'eroe. Nel finale...................................vi lascio qualche punto per decidere se continuare a leggere......... Matsumoto cerca un effetto straniante introducendo dei cloni
della famiglia Ultraman, togliendo gli effetti speciali e regredendo ai costumi e ai modellini di città: lo scontro finale è un oltraggioso omaggio alle apparizioni più seriali di Godzilla e soci. Come dicevo sto ancora cercando di farmi un opinione sul senso: in ogni caso parlando di originalità e quel tipico nonsoché da film giapponese, Dai Nipponjin è certamente un campioncino. Una parodia di genere che sembra sottendere un filo conduttore con Django di Takashi.