Conan: nel 2003, circa tre anni dopo l'ultimo rovinoso tentativo Marvel di rilanciare il personaggio, l'editore Dark Horse si accaparra i diritti e riesce nell'impresa di mettere in moto un ingranaggio che nel successivo minimo giro d'anni farà della serie un successo di critica e pubblico divenendo il primo nato di una nuova riscoperta heroic-fantasy immediatamente raccolta dagli altri editori. Red Sonja e compagnia per Dynamite, Warlord e Claw per DC tanto per citarne qualcuno. Una decina di miniserie, cinquanta albi secchi e qualche one-shot, al timone d'avvio un ispirato e insolito Kurt Busiek poi sostituito dall'affidabile Tim Truman (quello di HAWKWORLD! e un passato in TSR) : ottima continuità tra i due scrittori e i tanti ospiti alternatisi sulle mini, copertine e art interne sempre d'altissimo livello; toni adulti magistralmente tenuti al limite del rating. Dopo 50 numeri della regolare e cinque, sei anni di pubblicazione Dark Horse ha preso atto dell'indebolirsi inerziale dello strepitoso lancio optando per concludere l'avventura.... più o meno. No, per niente, qui parliamo del più classico e bieco rilancio editoriale: nonostante il mercato si avvicini a satuararsi sul tema con l'arrivo anche di altri editori nella mischia del genere e l'aumento geometrico delle proposte affini, Dark Horse si butta nel più abusato ''riparto da 1'' possibile. Con il numero 50 ''Conan'' chiude, dal mese prossimo ci ritroviamo tutti sulle pagine di ''Conan the Cimmerian'' numero 1 e, già che ci siamo, ripartiamo come un maglio perforante buttando nel mezzo anche un Kull 1 e un Solomon Kane 1. Spero che gli vada bene, e lo spero soprattutto perché nel cinquantesimo albo hanno deciso di omaggiare decenni di Conan ripubblicando un classico di Thomas-Buscema. Lo dico: era dalla chiusura di Savage Sword che non si leggevano comics di Conan così avvicenti.
Scud: dieci anni dopo la chiusura senza finale della sua prima e più fortunata creazione, dieci anni segnati anche da una classica disputa legale sui diritti, Rob Schrab torna per portare a termine l'avventura del robot assassino con un cuore grazie all'impegno di Image, sulla cui bontà magari riparleremo. Dieci anni di sentono, non è certo lo stesso tempo di quando Scud spaccava: Shrab resta fedele e scrive come avrebbe fatto, chiude la storia con i toni più tosti possibili e fornisce un finale accettabile seppur confuso e ancora incompleto. Fumetti come Scud fanno miglior figura e restano bei ricordi facendo la fine di tutte le produzioni indipendenti del genere, interrotte prima di commercializzarsi. Scud ci prova e non fallisce ma arriva lungo dal centrare quel traguardo di immortalità e questi quattro albetti finiscono per essere il piccolo impegno di chi ricorda il personaggio. SPOILER SPOILER SPOILER: per chi sia interessato, alla fine Scud non muore. Dopo averlo tanto menato Shrab si limita a lasciar vivere Scud con un mezzuccio sentimentale di scarso valore.
Serenity - Better Days: mentre l'ottava stagione di Buffy spopola negli States (parliamo di un fumetto Dark Horse, seguito ufficiale delle serie), Whedon insiste nel riproporre i suoi successi in forma cartacea sperando sempre nel grande colpo. Mentre aspettivamo di vedere il suo nuovo telefilm, ci amareggiamo a comprare la seconda miniserie in tre albi dedicata a Firefly: ancora una volta incontriamo un'avventura ''x'' prima del film. Whedon non ha le palle per dare un seguito al film. I personaggi sono quelli, Whedon li ha chiari in testa e li muove a dovere senza ripensamenti: la mini è leale, è però anche disegnata male; troppi soldi a Hughes per le cover e troppi pochi per un artista decente.
Foolkiller: leggevo e amavo il Foolkiller nei suoi giorni sullo storico Punisher della Star Comics, carico di aspettative per il suo ritorno sotto il marchio adulto della Marvel mi aspettavo chissà quale estatica violenza motivata; non basta citare un poeta ogni tanto e infilare a forza del sociale per ritrovare lo spirito del Foolkiller, Hurwitz manca completamente il colpo finendo per scrivere il solito splatter fotocopia del punitore completamente incapace a distaccarsi o realizzare qualcosa di innovativo e formidabile come fu la celebre serie scritta da Gerber. La cosa peggiore è che Huewitz sembrerebbe averlo fatto apposta, ancora peggiore che la Marvel glielo abbia fatto fare.
Bat Lash: c'e' una ragione se DC Comics è il mio editore preferito. Chi altro avrebbe potuto scarica nell'arena del mercato americano un prodotto così retrò e diamantino come la mini in 6 albi di Bat Lash appena conclusasi? Dopo essere apparso in un paio di occasioni sulle pagine di Jonah Hex, il personaggio è sembrato pronto a un rientro a marce ridotte scritto e programmato con grande cura: 6 albi non proprio dedicati all'origine del personaggio, che per altro non ha una qualche origine da raccontare, quando piuttosto a una sua storia giovanile. Ai testi troviamo l'inedita accoppiata Sergio Aragones-Peter Brandvold: ora, il primo è semplicemente leggendario e non ha bisogno di presentazioni, il secondo invece è un affermato scrittore western da noi ovviamente sconosciuto. Alle cover troviamo Walt Simonson in preda a un revival professionale in piena regola, all'interno John Severin professionista del genere.
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Scud: dieci anni dopo la chiusura senza finale della sua prima e più fortunata creazione, dieci anni segnati anche da una classica disputa legale sui diritti, Rob Schrab torna per portare a termine l'avventura del robot assassino con un cuore grazie all'impegno di Image, sulla cui bontà magari riparleremo. Dieci anni di sentono, non è certo lo stesso tempo di quando Scud spaccava: Shrab resta fedele e scrive come avrebbe fatto, chiude la storia con i toni più tosti possibili e fornisce un finale accettabile seppur confuso e ancora incompleto. Fumetti come Scud fanno miglior figura e restano bei ricordi facendo la fine di tutte le produzioni indipendenti del genere, interrotte prima di commercializzarsi. Scud ci prova e non fallisce ma arriva lungo dal centrare quel traguardo di immortalità e questi quattro albetti finiscono per essere il piccolo impegno di chi ricorda il personaggio. SPOILER SPOILER SPOILER: per chi sia interessato, alla fine Scud non muore. Dopo averlo tanto menato Shrab si limita a lasciar vivere Scud con un mezzuccio sentimentale di scarso valore.
Serenity - Better Days: mentre l'ottava stagione di Buffy spopola negli States (parliamo di un fumetto Dark Horse, seguito ufficiale delle serie), Whedon insiste nel riproporre i suoi successi in forma cartacea sperando sempre nel grande colpo. Mentre aspettivamo di vedere il suo nuovo telefilm, ci amareggiamo a comprare la seconda miniserie in tre albi dedicata a Firefly: ancora una volta incontriamo un'avventura ''x'' prima del film. Whedon non ha le palle per dare un seguito al film. I personaggi sono quelli, Whedon li ha chiari in testa e li muove a dovere senza ripensamenti: la mini è leale, è però anche disegnata male; troppi soldi a Hughes per le cover e troppi pochi per un artista decente.
Foolkiller: leggevo e amavo il Foolkiller nei suoi giorni sullo storico Punisher della Star Comics, carico di aspettative per il suo ritorno sotto il marchio adulto della Marvel mi aspettavo chissà quale estatica violenza motivata; non basta citare un poeta ogni tanto e infilare a forza del sociale per ritrovare lo spirito del Foolkiller, Hurwitz manca completamente il colpo finendo per scrivere il solito splatter fotocopia del punitore completamente incapace a distaccarsi o realizzare qualcosa di innovativo e formidabile come fu la celebre serie scritta da Gerber. La cosa peggiore è che Huewitz sembrerebbe averlo fatto apposta, ancora peggiore che la Marvel glielo abbia fatto fare.
Bat Lash: c'e' una ragione se DC Comics è il mio editore preferito. Chi altro avrebbe potuto scarica nell'arena del mercato americano un prodotto così retrò e diamantino come la mini in 6 albi di Bat Lash appena conclusasi? Dopo essere apparso in un paio di occasioni sulle pagine di Jonah Hex, il personaggio è sembrato pronto a un rientro a marce ridotte scritto e programmato con grande cura: 6 albi non proprio dedicati all'origine del personaggio, che per altro non ha una qualche origine da raccontare, quando piuttosto a una sua storia giovanile. Ai testi troviamo l'inedita accoppiata Sergio Aragones-Peter Brandvold: ora, il primo è semplicemente leggendario e non ha bisogno di presentazioni, il secondo invece è un affermato scrittore western da noi ovviamente sconosciuto. Alle cover troviamo Walt Simonson in preda a un revival professionale in piena regola, all'interno John Severin professionista del genere.
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