Tony Takitani: l'ultimo film di Jun Ichikawa (il regista, non l'attrice) dura un'ora e un quarto circa ed e' tratto da un omonimo racconto di Haruki Murakami (credo) inedito in Italia. Nel giappone del dopoguerra un ragazzino dal nome occidentale, orfano di madre e figlio di un musicista jazz costantemente fuori casa, diviene un adulto schivo e solitario; incontra una donna piu' giovane, una maniaca dello shopping, e la sposa: e' una buona donna, una brava moglie, ma non fa che comprare vestiti e scarpe e presto l'ossessivita' di questo comportamento inizia a disturbare Tony. I dialoghi sono ridotti, per lo piu' la narrazione e' raccontata da una voce esterna: la scelta di far concludere quasi tutti i parlati del narratore dalla voce dell'attore i cui pensieri stanno venendo raccontati aiuta il film ad uscire da una certa ripetitivita' didascalica, ma non lo salva da una leggera noia. Le molte e portanti scene di acquisti sono piuttosto banali: identiche a quelle di un qualunque episodio di Sex and the City. Avendo letto diversi romanzi di Murakami, quasi tutti quelli tradotti in italiano direi (escluse le raccolte di racconti), ero preparato a subire da un momento all'altro una svolta fuori dall'ordinario, che puntualmente invade la storia da meta' fino alla fine: pur non essendo cosi' particolare come in altre occasioni, anzi, a dire il vero e' una trovata quasi prevedibile. Un po' come il finale. A Locarno nel 2004 hanno gratificato il regista del Premio Speciale della Giuria; premio alla banalita'?

sto pensando di formulare una specie di rubrica in cui inserire ''quelle cose'' che non mi suscitano abbastanza interesse da giustificare un post assolo ma desiderei comunque comunicare: roba che guardo in tv, leggo sul giornale o inciampo per strada; intanto che penso ad un nome per tale progetto di rubrica (anche se alla fine penso mi limitero' a fare una versione estesa dei post ''link'' che ogni tanto inserisco nel blog), ecco le prime notizie sparse: 1) e' cominciata questa settimana, Lunedi' credo, sul canale Jetix di Sky la serie dei Power Rangers Dino Thunder (dodicesima serie complessiva): da bravo fan dei Kamen Rider provo profondo disprezzo per i Power Rangers, ma cio' non toglie che ogni tanto mi capiti di guardarne un episodio, o anche due; un po' perche' mi piacciono molto le nuove animazioni degli zord (parlo delle ultime serie in generale) e un po' perche' mi diverte sempre vedere dei tizi con addosso dei costumi aggirarsi per citta' in miniatura: inoltre questa serie aggiunge un appeal particolare che potrebbe far leva quanto meno a curiosarla. Inizialmente, immagino di aver visto gli episodi 2, 3 e 4, i Rangers sono tre (rosso, blu e giallo) e sono degli studenti; vengono pero' subito affiancati da un quarto ranger, il Black Ranger, interpretato (e in continuity con tutte le altre storie) dall'attore che vestiva i panni del Green Ranger e poi del White nella prima serie, qui nel ruolo di insegnante/mentore dei nuovi. 2) scorrendo i canali del decoder dopo la fine dell'episodio dei Power Rangers sono capitato su ITT. E' una rete che bazzico pochissimo soprattutto perche' ormai non riesco piu' a guardare i cartoni animati in italiano (censura, doppiaggio sbagliato...) e non tollero il 90% delle serie tv che fanno girare e, soprattutto detesto tutti i programmi contenitore dove quei 5, 6 pseudo modelli sfigati di conduttori si atteggiano a giovani rappresentanti generazionali fra quiz sui manga e rave improvvisati. Ad ogni modo c'era una tizia con una parrucca strana e mi sono fermato un momento a guardare: l'oggetto del servizio, quella di prima si atteggiava a giornalista, era la riunione dei Beehive, presente? Il gruppo punkpop di Kiss Me Licia nella versione telefilm dal vivo con Cristina D'Avena. Stavano registrano, o fingendo di registrare, un nuovo disco: raccapricciante, vero? 3) Ho scoperto, sicuramente un'ovvieta' a pensarci bene ma per me (che non ci pensavo per niente) una scoperta, che C.S. Lewis, l'autore di Narnia, era un membro della cricca di Tolkien in uno dei suo gruppi fascisto-cattolici (non saltatemi addosso: e' solo per spiegare); non solo: le Cronache di Narnia sono (anche) un'allegoria cristiana realizzata per condiz.... ehm, spiegare i misteri della religione ai bambini. Lewis e' anche autore di diverse opere piu' esplicitamente religiose. Ah: non vi consiglio di leggere i link a questo punto 3 perche' pieni di spoiler sulla trama dei libri e quindi del film di prossima uscita. Certo che questa mia scoperta mette piu' cose nella giusta prospettiva: qualche tempo ero stato interessato da una notizia relativa al fatto che la Disney avesse iniziato ad usare, tra i criteri per la formazione dei gruppi di spettatori a cui mostrare in anteprima i film, l'appartenenza o meno alla Cristianita'; adesso, intrigato dal mio stesso post, ho fatto una breve ricerca su google inserendo le parole ''disney'' e ''christian'': vi indico i risultati piu' interessanti. The Truth about Disney dal Christian Resource Centre, Conservative Christian Boycott of Disney, e il mio preferito nonche' in tema con il tema del discorso Chronicles of Narnia: Disney Pitches Narnia to a Christian Market. 4) concludo con l'esprimere il mio odio indefesso per Crossing Jordan. Non so se l'avete presente: e' una serie tv poliziesca con protagonista una patologa legale aspirante detective; piu' o meno funziona come il classico Detective in Corsia, anche se in questo caso sarebbe piu' corretto dire Detective in Obitorio, una persona che non centra un cazzo risolve uno dopo l'altro i casi piu' difficili e complessi. Per raffrontarlo a qualcosa di piu' moderno sarebbe come se il tizio anziano medico legale zoppo di CSI Las Vegas ad un certo punto decidesse di andarsene in giro a fare domande e investigare. Come se non bastasse questa premessa idiota, il peggio e' la caratterizzazione della protagonista: prima di tutto dovrebbe passare per essere una figa pazzesca quando non lo e', secondo e' di un arroganza presuntuosa e superumana a dir poco vomitevole sempre li' a tirarsela e allo stesso tempo a mostrare il lato patetico e vulnerabile delle vittime. Eppure deve piacere perche' passa in replica in continuazione e va avanti stagione dopo stagione. Ogni caso si conclude grazie ad una sua intuizione: non so se avete mai guardato Friends, si vi piace o se la odiate come serie, io inizialmente la guardai (poi comincio' a scocciarmi) e ricordero' sempre una gag con protagonista Joey (l'aspirante attore). Joey sta spiegando quanto sia semplice recitare, per esempio, dice, se non vi ricordate una battuta potreste fingere di sentire un cattivo odore, sollevare il naso e annusare un po' per aria (era qualcosa del genere, e' passato del tempo e non me la ricordo piu' cosi' bene): il succo del discorso e' che l'attrice di Crossing Jordan fa uguale, ad un certo punto dell'episodio assume un espressione concentrata come se stesse cercando di capire cosa abbia pestato, una merda o cosa, e improvvisamente ecco il nome dell'assassino. Un telefilm disgustoso.