Shogun's Shadow: con questo film ho la possibilita' di ampliare brevemente e concludere la citazione delle maggiori personalita' e periodi dei film popolari di samurai del dopoguerra. Per completezza, anche se notissimo, non riesco a non nominare Akira Kurosawa, Toshiro Mifune e Hiroshi Inagaki: i simboli degli anni '50 (indietro per il blog per vari film); nel post precedente si affrontavano gli anni '60 con Kenji Misumi, Shintaro Katsu e Wakayama Tomisaburo; infine, con questo Shogun's Shadow, entriamo dalla porta d'uscita dell'eroe degli anni '70 e '80: Sonny Chiba. Dopo Tarantino tutti lo conoscono: ex olimpionico di arti marziali abbandona la carriera atletica a causa di problemi alla schiena, inizia a recitare e trasforma in breve tempo sia con la propria immagine sia, soprattutto, con il proprio apporto tecnico e teorico il cinema d'azione giapponese introducendovi reinterpretandoli elementi presi dal maggior e piu' clamoroso successo di quegli anni, Bruce Lee. Piu' che come attore l'apporto di Chiba si sente nella sua direzione delle coreografie di combattimento e per il Japanese Action Club, la famosa scuola d'arti marziali per attori e per il cinema garanzia di qualita' e preparazione. Questo film del 1989 (ricordatevi come sia abbastanza corretto dire che gli anni '90 siano privi di film di samurai, non richiesti e disprezzati dal pubblico, prima della rinascita del 2000 con Samurai Fiction e le opere di Yoji Yamada ed epigoni: indietro per il blog) puo' realmente intendersi come la somma di tutta l'esperienza di Chiba: l'epica eroica, l'autoironia, la cruenza e la frenesia delle lotte, l'inevitabile influenza pop-kitsch degli stupidi anni '80. La storia inizia con il tentato omicidio del figlio dello Shogun da parte di ignoti (il titolo originale e' traducibile in ''La follia dell'imperatore Iemitsu'' quindi immaginate un po' chi sia il mandante...) e prosegue con un lungo viaggio dalla residenza attaccata, ad Edo, viaggio inevitabile e consapevolmente pieno di pericoli per il quale vengono assoldati un gruppo di abili ronin, ognuno caratterizzato da stili e abilita' particolari (non magiche: uno e' abile con la lancia, uno e' la spia del gruppo, un altro usa gli esplosivi e cosi' via). Sonny Chiba e' il capo degli inseguitori, il cattivo naturalmente: a circa un'ora e sei dall'inizio del film inizia la scena piu' famosa della pellicola, ed e' una scena che sconsiglio a tutti i facilmente impressionabili. E' la famigerata fuga a cavallo, fuga e combattimento a cavallo: ora, io non so esattamente quando siano state introdotte le leggi sul maltrattamento degli animali o se o quando il giappone le abbia accettate; ad ogni modo ritengo impossibile che alla fine dei titoli di coda sia possibile leggere che nessun cavallo sia stato ferito... forse nessun cavallo e' stato ucciso, ma guardate e vedrete quadrupedi chiaramente viventi gettati giu' per dirupi, fatti cadere e schiantare a terra in modi orripilanti. Non di meno i loro cavalieri: forse i piu' incredibili stunts a cavallo che io abbia mai visto. Il film poi prosegue su binari prestabiliti: la compagnia di guerrieri comincia a morire uno dopo l'altro in modi sacrificali e drammatici; il finale gode di un colpo di scena inaspettato. Tra gli attori e' assolutamente da ricordarsi Hu Jianqiang, nella sua forse unica trasferta giapponese, l'eroe dello Shaolin Temple e straordinario maestro di wushu compie acrobazie irreali che aggiungono altro peso a questa fondamentale pellicola.