Tampopo: i magnifici sette del ramen (o i sette samurai se preferite); Juzo Itami mette sulla strada di due camionisti affamati una donna e la sua piccola e sfortunata attivita' ristorativa a base di noodle: il posto e' brutto, la clientela e' malfamata, gli spaghetti sono abbastanza schifosi, come se non bastasse la donna e' sola con un figlio che viene regolarmente pestato dai suoi compagnucci. Non avevo mai visto un film di Itami quindi posso semplicemente ammettere che si', e' vero, il suo umorismo e' impeccabile, delicato e travolgente: i due camionisti prendono subito a cuore la vicenda della donna, specialmente il piu' maturo dei due interpretato da Tsutomu Yamazaki (Kagemusha e Go, tanto per dirne due, indietro per il blog) e si mettono d'impegno per trasformarla nella migliore cuoca di ramen della citta'. Parte cosi' l'assemblamento di un gruppo di specialisti, uno per il brodo, uno per la cottura degli spaghetti, uno per gli ingredienti e cosi' via, incontrati lungo il piu' classico dei tour per ristoranti con lo scopo di rubare ricette e imparare segreti; alternata a questa vicenda centrale tutta una serie di microscene sempre centrate sul cibo e sul pasto, tragicomiche, drammatiche, solari ce ne sono veramente per tutti i gusti: c'e' persino uno stravagante narratore interno-esterno, uno yakuza seduto al cinema che guarda e parla a noi dall'altra parte dello schermo lamentandosi delle persone che sgranocchiano patatine rovinando la quiete delle sale, e che nel corso del film regalera' un paio di scene alla Nove Settimane e Mezzo semplicemente spassose. I dialoghi brillanti, la recitazione spigliata, la regia quieta e semplice: vedere la trasformazione di Tampopo da topo di mezza eta' a bella regina del ramen da' un certo qual senso di calore luminoso; non si ride mai con le mani sulla pancia ma e' difficile smettere di sorridere durante il film ed e' un gran piacere.