Steamboy: non so cosa sia andato perso in quel quarto d'ora di durata in meno dell'edizione italiana rispetto a quella giapponese, ma sento di poter dire che gli spettatori della versione accorciata siano stati fortunati. Cambiano i tempi, sicuramente cambiano le persone: qualcosa ha spinto Otomo al ridicolo passaggio dal cyberpunk allo steampunk, talmente ovvio e modaiolo da spiazzare; di per se' gia' questo e' scoraggiante: l'autore ha voluto legare la propria fortuna e il proprio talento ai sottogeneri di falsa nicchia della fantascienza, affrontando l'arduo passaggio dall'ipertecnologia drammatica, violenta e senza speranza di Akira, alla meccanica primitiva della rivoluzione industriale piena di gioventu' allegra e felice. Dalla pietra miliare coraggiosa ed estrema alla favoletta da Studio Ghibli dei poveri. Nel corso di Steamboy muoiono parecchie persone: all'inizio c'e' quell'atteggiamento cartoonesco per cui le botte in testa e gli schianti non provochino reali danni ma solo un po' di scossoni, ma verso la fine c'e' una guerra vera e propria con esplosioni e tutto il resto. C'e' un momento in cui l'odioso personaggio femminile viene a contatto con la realta' dello scontro: per tutto il tempo e' stata come dissociata, viziata e cresciuta nella bambagia e' incapace di comprendere e credere alla violenza, all'ingiustizia, alla crudelta' e cosi' via; Otomo la delinea piuttosto bene, stereotipata certamente, ma chiara nel suo simbolo: si arriva a questo momento in cui l'epifania del sangue dovrebbe trasformarla e portarla a capire, per un paio di secondi sembra sia cosi', ma subito dopo si torna al tono meraviglioso in cui migliaia di persone stanno morendo congelate di sotto ma noi ce ne svolazziamo allegri parlando di cazzate sul senso delle invenzioni e della scienza. Chiariamo: la steamball spara l'aria super compressa in faccia al tipo che ne rimane appena appena un po' brinato, quindi forse nessuno sta morendo per davvero (a parte quelli sparati ed esplosi s'intende); pero' poi cambia la scena e si vede il tamigi congelato, le navi congelate e allora forse il getto raffreddante e' un po' piu' tosto di quanto si possa pensare e quella gente sta morendo per davvero. Ma freghiamocene: assumiamo il fatto che Otomo sia trasmigrato da una coscienza sociale magari un po' facile ma all'epoca sicuramente d'effetto, alla storiella allegorica; buttiamo da parte tutti gli aspetti che lascerebbero suggerire un interesse, nella sceneggiatura, per tratteggiare la realta' delle pulsioni, dell'avidita', dell'invidia umana all'interno di uno scenario creato per essere credibile e passiamo all'ambientazione: ahhh, che belli i bulloni, le valvole, le carrucole e, ovviamente, le grazione nuvolette di vapore.... certo, non che ci sia qualcosa di nuovo: guardatevi il primo episodio del Mistero della Pietra Azzurra e troverete la meta' delle cose viste nei fastidioso 126 minuti del film; sia chiaro ancora che lo steampunk a dire il vero non pare possa offrire quel gran numero di variazioni: a parte il meccano le possibilita' non sono infinite in campo ingegneristico. Quindi glissiamo anche sull'ambientazione: carina ma gia' vista. Parliamo dei personaggi: il ragazzino coraggioso, la ragazzina viziata, il vecchio arzillo, l'omone equivoco fra bene e male... dicevo Studio Ghibli prima, vero? Quindi caratterizzazione dei personaggi adeguata alla storia, gia' vista. Le musiche, ma per favore: chissenefrega delle musiche se ci si rompre i coglioni per tutto il film? Cambiano le persone ed Otomo e' cambiato dallo pseudo indipendente, visionario, creatore di stile, alla Disney infantilista, corretta e ''beccati 'sto seguito''. Naturalmente Steamboy non e' un brutto film: anzi, Otomo di qua, Otomo di la', arguto, ah, si', Michael Bay dovrebbe morire e Hollywood sprofondare.