La Torre Nera: ''The man in black fled across the desert and the gunslinger followed''. Se non riconoscete queste parole, dovreste; la mia personale esperienza con la Torre Nera inizia nel 1994, undici anni dopo riesco infine a trovare la forza di concluderne l'ultimo libro. Stephen King racconta di aver lavorato a questo racconto dal 19 giugno 1970 fino al 7 aprile 2004: l'opera di una vita e della vita, la somma delle esperienze e in sintesi il proprio capolavoro autoannunciato. Inizialmente come sapete, ma forse no, di libri dedicati a questo ciclo King ne scriveva uno ogni tanto e l'attesa per il successivo era presto diventata parte integrante del mito e forza del racconto; poi successe qualcosa, chissa', motivi economici o pensieri sul proprio ritiro che fossero che lo spinse a produrre e dedicarsi in maniera sistematica alla conclusione di questi scritti che sono in realta' il suo capolavoro e l'unica prova concreta di essere qualcosa di piu' di un novellista di best-sellers. Gli ultimi libri sono usciti in fretta, per molti troppo in fretta tanto da rovinare e stracciare la meraviglia nei lettori; io non ho di questi pensieri: la Torre Nera negli anni e' diventata l'unica opera moderna che, con ogni probabilita', riuscira' ad assurgere al livello dei miti di Cthulhu, dell'Era Hyboriana di Conan e di tutti quegli altri frutti dell'ingegno da cui facilmente si possa trarre un gioco di ruolo; ho fede in cio' perche' ho molto amato le storie della Torre Nera e finire quest'ultimo libro e' stato un dramma che ho provato a protrarre il piu' possibile. La qualita' e la scrittura di King sono al loro meglio, ogni caratteristica propria del narratore e' esacerbata ed estremizzata al punto da portare considerazioni, nelle menti elastiche naturalmente, di prosa d'arte: non dico sia un grande scrittore meritevole d'essere studiato, ma qui di certo c'e' il meglio del suo ed e' qualcosa di particolare per struttura e stile che in questi modi non si e' mai visto prima. Il finale e' un finale e tanto basta: sia la trama sia i temi sia il tipo di racconto sono stati come li avrei voluti; una cavalcata trionfale, un ecatombe trionfale fino alla maledetta ultima stanza in cima alla torre. Nel suo genere, ed e' giusto porre un discriminante, la Torre Nera e' il piu' significativo e innovativo esemplare dei nostri tempi. Per inciso: le vicende umane raramente mi commuovono, anzi mai, e qui non fa eccezione; per di piu' una parte del finale per quanto comprensibile non mi e' esattamente piaciuta e mi ha lasciato un po' d'amaro (parlo di Susannah): tra l'altro King gioca molto con il finale, ce ne sono almeno tre uno in fila all'altro e ogni volta lo scrittore stesso prepara e si scusa sostanzialmente per quanto si andra' a leggere; comunque dicevo delle vicende umane, d'altra parte pero', il bimbolo Oy e' riuscito a straziarmi perche' le store degli animali riescono sempre a colpirmi.