Jujutsu Kaisen: il manga si è concluso oggi con l'uscita del capitolo 271. 
Il gigantesco successo scritto e disegnato da Gege Akutami, pubblicato su Jump dal 2018, insieme a Kimetsu il più influente e riuscito shonen degli ultimi anni è arrivato alla fine.
Nello spirito del mercato contemporaneo dei manga, la storia non è andata troppo in là, non è stata trascinata a oltranza.
Circa. 
Personalmente, l'ultimo lunghissimo story arc di Jujutsu (composto da Culling Game e Showdown) è stato oscenamente noioso, ripetitivo, eterno e insopportabile. L'ho letto con scarsissima attenzione: un numero infinito di personaggi con poteri, tecniche segrete e menate varie; combattimenti interminabili. 
Non ho verificato se sia un'opinione condivisa, ma il finale non è arrivato troppo presto. 
Il finale è così così, ma sono fermamente convinto che questo tipo di storie, specialmente in assenza di aspetti romantici, sia impossibile da chiudersi con soddisfazione. 
Ci sono tutti i temi classici del genere: ricambio generazionale, circolarità narrativa e un generale ottimismo, oltre alla possibilità di aggiungere qualcosa in qualsiasi momento futuro. 
Dovrei scrivere qualcosa di più, ma chiunque con anche un minimo e passeggero interesse per manga e anime saprà già qualsiasi cosa su questo manga, probabilmente più di me che l'ho seguito in modo passeggero e disinteressato. 
Cento milioni di copie in circolazione, studenti-esorcisti e insegnanti-esorcisti con super poteri contro mostri con super poteri. 
La prima metà della storia è fenomenale: c'è dramma, c'è azione, c'è comicità; la seconda metà è solo dramma crescente, sofferenza e orrore. Una palla monotona insomma. 
SPOILER SPOILER SPOILER
Gojo muore e rimane morto. Yuji diventa il suo successore spirituale e il nuovo leader della fazione dei giovani contro i vecchi. Nobara resuscita e Megumi sopravvive. I tre restano amici e uniti. 
Sukuna perde, accetta la sconfitta e decide di lasciar andare e reincarnarsi. 
La storia finisce con un dito di Sukuna (di Yuji) che torna a proteggere la scuola (quella per i normali) chiudendo la storia dove era cominciata.