First Man: Damien Chazelle e Ryan Gosling nuovamente insieme dopo La La Land, ancora alla caccia di ricchi premi e cotillon in giro per il mondo.
Biopic dedicato a Neil Armstrong tratto dall'omonimo libro del 2012, biografia autorizzata (due parole che raramente promettono bene) scritta da un professore di storia americano.
La storia comincia nel 1961, Armstrong è un test pilot per la Nasa: gli muore una figlia e decide di diventare astronauta.
La scena si sposta a questo punto largamente in uno scenario abbastanza noto per questo tipo di film: il villaggio degli astronauti. Tutte le famiglie degli astronauti vivono nello stesso quartiere residenziale e diventano un grande gruppo unito e coeso.
Nel frattempo il programma Gemini lascia il passo ad Apollo. Vari incidenti, morti e drammi dopo, Armstrong diventerà il primo uomo a mettere piede sulla Luna.
Mi ha molto colpito il mecha design.
La ricostruzione storica della tecnologia NASA dai primi tentativi fino all'effettivo allunaggio è incredibile: le prime capsule erano poco più che scatole di latta, le ultime mostrano lo straordinario e rapido progresso scientifico provocato dalla ricerca per la corsa allo spazio.
Le scene spaziali e gli effetti speciali collegati sono perfetti: creano immersione, sfruttano alcune immagini popolarmente note, ripuliscono tutto in digitale e riescono davvero a trasmettere la sensazione e trasportare lo spettatore nelle scene del film.
Non è Apollo 13. Non è un film d'avventura, non è un action. E' un dramma e dobbiamo, quindi, soprattutto vedere il tormento degli uomini NASA.
Armstrong è il primo uomo sulla Luna quasi per caso e per culo: è sempre al posto giusto al momento giusto, ovvero non in una delle capsule o aerei o altro esplosi che costarono molte vite di suoi colleghi.
Armstrong è anche un uomo rigidamente dedicato al suo lavoro, e sono anche gli anni 60, e ci viene ampiamente mostrato il non proprio idilliaco clima domestico a casa sua. L'ansia della moglie, la vita coniugale non affettuosa: non un padre fisicamente assente, ma un padre con un chiaro sistema di priorità con la famiglia non al primo posto.
C'è poi questo filo conduttore della figlia morta che ritorna nei momenti di massima umanità del personaggio.
Gosling piange a comando, quando deve e come si deve. Il contorno presenta vari attori di qualità, ma sono approssimazioni di spalle per quello che è essenzialmente un one man show.
Mia moglie si è addormentata circa a metà, ripresasi durante il quasi brioso finale.
E' un dramma narrativamente molto poco originale, ben realizzato in ogni sua parte, dotato di ottimi effetti speciali.