Love, Death and Robots vol. 4: quarto volume per la fortunata antologia di cortometraggi animati di Netflix. 
Mi disturba che ogni volume abbia un numero diverso di episodi: 18, la prima; rispettivamente 8 e 9 la seconda e la terza; 10 per quest'ultima. 
(Tot = 45)
Andiamo direttamente al sodo, niente è cambiato (direi) nell'impostazione produttiva. 
Cominciano a esserci elementi ricorrenti. 
Il primo episodio, "Can't Stop", probabilmente il più originale: è un 'video musicale tratto da un live' dei Red Hot Chili Peppers, apparentemente una registrazione fatta apposta, rappresentati come marionette in cg. Anche il pubblico è composto da marionette in cg e c'è stata particolare attenzione a rappresentare i personaggi utilizzando dinamiche fisiche adatte. La regia è di Fincher, la produzione è Blur.
"Close Encounters of the Mini Kind" è realizzato dallo stesso studio e team creativo (Buck, Rober Bisi e Andy Lyon) del quarto episodio del terzo volume: alieni invadono la terra, l'umanità combatte tipo Independence Day; come l'episodio del volume precedente, anche questo è animato con miniature inquadrate da molto in alto con prospettiva isometrica. Uno dei miei preferiti. 
"Spider Rose" è il classico episodio Blur animato con la massima qualità, spazio e combattimento: regia di Jennifer Yuh Nelson, storia originale di Bruce Sterling adattata senza motivo da Joe Abercrombie.
"400 Boys" è il token black di questo volume, direi il peggiore di ogni volume finora: gangs con super poteri combattono contro giganti alla Akira. La produzione è la stessa dei precedenti Zima Blue e Ice: Passion Animation; la storia è scritta da Marc Laidlaw, quello di Half-Life.
"The Other Large Thing" è il peggiore dell'antologia. Storia di Scalzi, regia di Patrick Osborne: si erano già venduti una storia simile, e simile a una che vedremo tra poco, nel primo episodio del vol. 3; umani stupidi vengono uccisi e conquistati da un'alleanza tra gatti e robot. Animazione di AGBO con uno stile estremamente sgradevole. Ricorda vagamente Pinky e The Brain.
"Golgotha" è un corto live action con alcuni personaggi in cg. Tecnicamente è animato da Blur, la regia è di Tim Miller, storia di Dave Hutchinson adattata, ancora una volta inutilmente, da Abercrombie: alieni religiosi uccidono tutti per salvare i delfini. Religione, ecologia e Adams. 
"The Screaming of the Tyrannosaur" è ancora diretto da Tim Miller (non avrei fatto due episodi di film dallo show runner), animazione Blur, storia di Stant Litore (non lo conosco) ambientata in una sua creazione letteraria: nobili bastardi guardano gladiatori combattere e ammazzarsi insieme a dinosauri nello spazio, o qualcosa del genere. E' ben fatto. 
"How Zeke Got Religion", secondo episodio religioso della raccolta: storia di John McNichol (autore super minore), animazione Titmouse, regia di un tale Diego Porral che ha lavorato qua e là nell'animazione. Realizzato con un aspetto 2d tradizionale, la crew di un bombardiere deve far saltare il solito castello nazista summoning un mostro misto Lovecraft cristiano. Molto cruento e splatter.
"Smart Appliances, Stupid Owners" è il secondo di Osborne e Scalzi, animazione Aaron sims: sembra fatto in stop motion pongosa, circa Wallace e Gromit; è composto da mini-episodi/interviste a elettrodomestici intelligenti che si lamentano dei loro proprietari umani idioti. 
"For He Can Creep", terzo episodio religioso, secondo con un gatto protagonista: gatti contro Satana per l'anima di un poeta. Animazioni Polygon con uno stile occidentale che è 'strano', per i loro standard, ma non sgradevole; adattamento della premiata storia breve di Siobhan Carroll, ancora più inutilmente adattata dalla maestra Tamsyn Muir. Regia di una Emily Dean che aveva già firmato il terzo episodio del terzo volume. 
Qualitativamente in linea con i precedenti volumi, salvo la ricorrenza di elementi narrativi e 'spot' nell'antologia che le tolgono un po' di originalità.