Dune - Part Two: questo film chiude l'adattamento del primo romanzo, un terzo film già annunciato adatterà interamente il secondo libro. 
E' un bel film, è troppo lungo, la più ricca e ben realizzata produzione fantascientifica da anni.
Guardandolo, molto più della prima parte, mi sono trovato frequentemente a pensare quanto avanti fosse Frank Herbert nel 1965: la trama è complessa ma non complicata, i personaggi sono profondamente caratterizzati ma immediati e senza inutili appendici; ovviamente il setting è fenomenale, ancor più oggigiorno: non parlo solo dell'incredibile world building o delle straordinarie idee alla base dell'ecosistema di Arrakis, ma soprattutto del setting mediorientale con tutto il suo contorno culturale e le drammatiche implicazioni coloniali che lo caratterizzano. 
Certo: il 1965 è immediatamente dopo il craze di Lawrence d'Arabia (1962) e la passione per gli esotici possedimenti imperiali fuori dall'Europa era nel suo pieno, ma c'è una ricchezza narrativa che il film abbraccia nella sua pienezza, anzi, la migliora. 
Ecco: la diversa sensibilità contemporanea e la migliore e più chiara conoscenza, anche il peso di eventi e incidenti tra l'occidente e il medioriente, rende la descrizione della società fremen di Arrakis ancora più affascinante, e il film la può rappresentare in modi impossibili anche solo da sognare per Herbert. 
I complimenti a Villeneuve sono assolutamente dovuti, ma l'opera originale è ancora oggi una fonte inesauribile di meraviglia. 
Ecco, a proposito: parliamo del finale. 
Se c'è un punto di divergenza davvero sostanziale tra il libro e il film, la sua lampante evidenza è nel finale ed è concentrata sul personaggio di Zendaya, Chani. 
I motivi sono ovvi: parlavamo di sensibilità culturale e se c'è qualcosa che è radicalmente, violentemente cambiato dagli anni '60 di Herbert e i nostri giorni è, senza dubbio, la rappresentazione delle donne. 
Il character arc di Chani tra libro e film sono estremamente distanti tra loro al punto da essere agli opposti nel finale: la Chani del libro è un personaggio subordinato che rimane leale e fedele al suo marito/messia attraverso tutti suoi power-up e trasformazioni; la Chani del film è incarnazione della rabbia delle giovani donne (mediorientali e non), ancora più pertinente nell'immagine culturale di fondamentalismo religioso proiettata dal film, e non accetta compromessi degradanti o di sottomettersi al patriarcato. 
Sono combattuto: da un lato avrei voluto il personaggio del libro, inoltre mi chiedo quali conseguenze avrà nel prossimo film, da un altro apprezzo l'intenzione e la realizzazione di questo contrasto con il materiale originale. Ha i suoi motivi, è pertinente, è appassionante ed è sviluppato seguendo la propria logica interna, che non è quella di una mera conversione del libro in sceneggiatura. 
E' anche incompiuto: ci sarà un terzo film e c'è quasi un cliffhanger che mina la compiutezza del finale; il personaggio di Chani rimane irrisolto e le ultime scene sono quasi frettolose, troppo evidentemente manifesta la volontà di lanciare ami allo spettatore per portarlo al prossimo capitolo. 
Messiah, il prossimo libro/film, ha una storia particolare: è un libro brevissimo, un quarto circa del suo predecessore, ed è composto in larga parte da materiale 'tagliato' durante la scrittura di Dune; è una specie di lungo capitolo d'epilogo aggiunto qualche anno dopo, ha un suo valore anche se molti lo criticano, ma non avrebbe dovuto essere usato per danneggiare l'adattamento di Dune. 
E' realmente l'unica critica che si possa muovere al film: è molto lungo, è incredibilmente ben fatto, ma il finale è parzialmente azzoppato.