Gods of Egypt: guardandolo con un minimo di obiettività, questo film possiede un elemento di eccezionale interesse, in quanto barometro culturale e precisa rappresentazione di cosa sappiano (e poi capiscano) australiani e americani di storia antica.
La risposta è: niente.
E' l'ultimo nella sfilza di mega-produzioni/spesso-flop su base biblico-antica che Hollywood sta sfornando anno dopo anno: Exodus, Noha... a breve il remake di Ben-Hur.
Ebrei, egizi o egiziani sono lo stesso per i nostri amici di oltreoceano: bianchi, parlanti inglese e armati di super poteri.
Adoro che in Gods of Egypt ci sia un black token: ha perfettamente senso che in un film dove tutti gli attori dovrebbero essere neri, la produzione abbia comunque deciso di inserire un attore nero per soddisfare motivi di contratto sociale, invece di buon senso. Il dio Thoth è l'unico interpretato da un nero... volendo poi dirla tutta, Thoth non è solo interpretato da un nero, ma da un nero effemminato per soddisfare anche altre comunità in bisogno di rappresentanza.
E' impossibile parlare di sceneggiatura per questo film: si può parlare di ammasso di stronzate senza senso, stupido e ridicolo, idiota, ignorante, etc etc. Non ci sono due scene in fila che abbiano senso tra loro, non c'è una scena da sola che abbia un minimo di valore.
Ciò detto, la storia: gli Dei egizi vivono sulla Terra e sono un po' più grandi di un normale essere umano (il contrario dell'effetto speciale degli hobbit). Osiris è stufo di fare lo re buono e giusto, vuole andare in pensione e incoronare suo figlio Horus (il tizo di Game of Thrones): Horus, però, è un coglionazzo senza palle abituato a fare poco della sua vita, salvo scopicchiare a destra e sinistra.
Osiris ha un fratello: Gerard Butler.
Motivi non troppo chiari hanno spinto il padre di tutti, Ra, a preferire di gran lunga Osiris e a metterlo nel culo per l'eternità a Gerard Butler. Favoritismo smaccato.
A un certo punto a Gerard girano i coglioni e, in perfetto stile Malefica versione originale, si presenta il giorno dell'incoronazione, si finge buono per un minuto, e poi ammazza tutti.
Circa tutti. Ovviamente non ammazza Horus: la fidanzata di Horus si offre a Gerard tutti i giorni, anche da dietro, in cambio della salvezza del suo amato.
Gerard accetta.
Passa del tempo: Gerard sta uccidendo tutti gli dei e portando a termine un non chiarissimo piano.
NEL FRATTEMPO, due ragazzini mortali stanno per entrare nel gioco degli dei! Game of Gods!!
Lui è facilmente riconoscibile, è l'unico giovane non bambino in tutto l'egitto; anche lei è facilmente riconoscibile, è l'unica mortale con le tette di fuore (le tette di fuori sono una prerogativa degli dei).
Lui è un ladro! Eccezionale! Un giovane egiziano che è un simpatico ladro povero! Aladdin!
Horus e il giovane ladro faranno squadra per salvare il mondo: il dio imparerà dall'uomo e l'uomo ad adorare il dio.
Uhm, sì: questa è la morale.
Il vero colpo di scena di tutto il film è il regista: Alex Proyas è un nome non nuovo, però non mi è riuscito assolutamente di associargli un film senza andare a vedere su imdb.
Si dia il caso essere il regista di piccoli film come Il Corvo e Dark City.
Prima che si rincoglionisse con I, Robot; Knowing e questa merda di Gods of Egypt.
AH! All'ultimo sono riuscito a ricordarmi che cosa mi ricordino i Gods quando si trasformano nelle loro versioni corazzate da combattimento. Giusto per l'occasione: DUE immagini.