Kung Fu Panda: astutamente i produttori dreamworks scelgono di proseguire la sfida-botteghino con i rivali Disney-Pixar spostando definitivamente il combattimento su un piano di concorrenza alternativa, definendo e ampliando il discorso cominciato con Shrek. Inutile lo scontro per l'eccellenza tecnica, Panda è bello e ben animato con tanti tocchi di classe e via dicendo: mettetelo accanto a Wall-E e sparisce. L'idea è questa: l'intrattenimento offerto dal prodotto Dreamworks è più maturo, non di molto ma punta a una fascia d'età centrale più alta con dialoghi e stili comportamentali adatti a divertire puntando sull'umorismo piuttosto che sul sentimento. Panda entusiasma con il suo ritmo forsennato, le battute e la comicità di Jack Black: non l'ho visto in italiano, sarebbe stato uno spreco perdersi il doppiaggio originale. L'altra idea Dreamworks è quella di una maggiore attenzione internazionale: le produzioni Disney sono americane al 100%, sbancano ovunque nel mondo ma sono fortemente USAcentriche; quelle Dreamworks sono diverse, Shrek era fortemente europeo, Kung Fu Panda è, banalmente, cinese e non a caso è stato campione d'incassi proprio sul mercato sino-asiatico. Po è un panda, grasso e goffo, il fato lo indica come il prescelto ad assurgere al più alto livello del kung-fu: nessuno ci crede, men che meno il famosissimo maestro di kung-fu e i suoi cinque allievi prediletti. In effetti ci crede solo il maestro del famosissimo maestro e quindi l'allenamento comincia perché un voto vale più degli altri. Si ride molto, non solo: le scene d'azione e di combattimento sono ottimamente realizzate e sfruttano sia la componenta acrobatica impossibile del kung-fu sia la forma animale dei suoi praticanti, buttando poi il tutto su uno slapstick da cartoon molto ben caratterizzato e funzionale. E' molto divertente, non è Wall-E: fa ridere, si guarda volentieri.