Il Giorno dei Trifidi: la corsa agli armamenti e il problema delle risorse alimentari per John Wyndham, nel 1951, avrebbero portato a due diversi esiti. Decine e decine di satelliti e missili e armi di sterminio di massa orbitanti intorno alla Terra, e misteriose ricerche biogenetiche per sviluppare risorse prime a buon mercato e dalla resa maggiore. E' il 1951 per l'autore e il suo protagonista, una persona comune, si trova a vivere e a raccontare in prima persona la fine del mondo: secondo un luogo comune ripreso anche recentemente (28 Giorni Dopo, per dirne uno) un uomo si sveglia in ospedale; il primo capitolo del libro e' sorprendente e pieno di tensioni e palpabile paura: un incidente agli occhi, un ricovero e un'operazione per non perdere la vista, un miracolosa bendatura per proteggere gli esiti dell'intervento. Il mondo intorno e' pieno di silenzio, niente traffico, nessuna infermiera o dottore: dopo ore di esitazione spinto dalla fame e dalla paura l'uomo si toglie il bendaggio ed esce ad esplorare. Un'inspiegabile e meravigliosa pioggia di meteore ha reso ciechi tutti coloro che l'abbiano osservata, privata della possibilita' di vedere la popolazione mondiale e' piegata, la societa' abbattuta e il sistema di vita infranto per sempre; branchi di non vedenti impauriti e infuriati si aggirano a tentoni per le strade, disperati. I pochi che per una ragione o per l'altra non abbiano assistito al fenomeno stellare, avendo quindi mantenuto tutti i loro sensi, vagano indecisi sul da farsi, senza sapere come reagire, alcuni si incontrano, altri si scontrano; alcuni vogliono aiutare, altri capiscono le implicazioni e scelgono una via piu' crudele ma piu' sicura, ci sono scontri e drammi. Tempo prima, proveniente dal misterioso blocco sovietico, una misteriosa specie vegetale aveva trovato larghissima e planetaria diffusione, e per varie ragioni: dai suoi semi si poteva estrarre un ottimo olio, la sua coltivazione era estremamente semplice e la pianta molto resistente e, come se non bastasse, si trattava anche di un'originale e divertente nuova ''creatura''; i Trifidi, questo il loro nome, sono piante che camminano su tre ''zampe'', tre radici, sono buffe e piacciono ai bambini e a dire il vero sono anche un po' come erbacce e tutti se ne trovano una o due in giardino. I Trifidi sono carnivori, solitamente mangiano insetti ma non disdegnano nutrirsi di carne umana; possiedono un pungiglione sulla sommita del tronco e un veleno abbastanza potente da uccidere diversi uomini, pero' basta tagliarglielo e i Trifidi ridiventano simpativi passatempi per i bambini. C'e' chi dice possiedano una qualche forma di intelligenza. A piu' di 50 anni di distanza le previsioni e le paure di Wyndham sono orrendamente attuali; il protagonista prova a sopravvivere, disimpara la civilizzazione cosi' come la conosceva, cercando pero' di non perdere la propria umanita', e inizia a percorrere le strade e le campagne cercando un luogo dove vivere e modi per continuare a vivere, cerca gruppi sociali, vive sconfitte di metodi e imparando dai propri errori raggiunge un certo equilibrio, sviluppa teorie su cosa veramente sia successo. I temi sono impressionanti e non per niente l'autore e' spesso accorpato sullo stesso piano di piu' noti nomi come quelli di Wells e Orwell. La narrazione e' incalzante e molto tesa, anche se', essendo un racconto in prima persona, si e' sempre pienamente consapevoli di come il nostro eroe sia destinato a sopravvivere fino alla fine; la caratterizzazione dei personaggi e' quella che ci si deve aspettare: decisamente monodimensionali, monolitici fra buoni e malvagi; anche i conflitti interiori sono trattati con una certa superiorita' e l'atteggiamento costante non e' certo quello popolare che avra' maggiori favori successivamente: si sentono molto fermamente le distinzioni di classe e, nonostante l'autore provi a mescolarle mostrando come la tragedia colpisca tutti allo stesso tempo indistintamente, si avvertono pienamente gli stereotipi e le convenzioni sociali. Non e' un difetto, era lo stato delle cose: se si decide di leggere un libro di mezzo secolo fa e inevitabile trovare concetti e prese di posizione anacronistiche, tanto quanto e' eccezionale scoprire previsioni e tremori che siano arrivati immutati e anzi rafforzati fino a noi. Dal libro e' stato tratto un film omonimo distribuito anche in Italia ma che non mi e' mai capitato di vedere.

Il Treno degli Dei: comincio con un breve riassunto delle puntate precedenti. Perdido Street Station, il primo libro di China Mieville dedicato a New Crobuzon, fu comprato per caso, mi entusiasmo' e mi entusiasma anche adesso solo a ripensarci; Citta delle Navi, il seguito, fu comprato il giorno della sua uscita e mi deluse: il tradimento di quelle aspettative mi ha portato ad attendere questo terzo volume con trepidazione : una cuspide che avrebbe deciso il mio rapporto con l'autore. Il Treno degli Dei e' due passi indietro: le critiche e i commenti a Citta' delle Navi devono essere stati comuni e manifesti, il suo peggiore difetto sta nell'abuso che la massa di parole strane, idee pazzesche, cosmogonie, misteriose storie e tutto il ribollente ammasso di novita' che l'autore caccia alla rinfusa nei suoi testi compie nei confronti della narrazione, della vicenda vera e propria. Il Treno degli Dei torna indietro: rida' valore al racconto, si struttura anzi con semplicita' in macroparti con protagonisti e obiettivi specifici, legate tra loro dalla semplice continuita' del progredire della trama. Il passo indietro rispetto a Perdido Street Station rende il libro piu' facile, difettoso dal punto di vista della fuorviante originalita' dello stile di scrittura e dell'ardimento dei concetti, della miscellanea di magia, scienza, religione, politica e teorie sociali che rendono esemplare e vitale il primo libro della serie. Il Treno degli Dei segue d'una ventina d'anni agli eventi dei libri precedenti, alcuni personaggi secondari e alcuni riferimenti storici ne danno conferma, concentrandosi sul punto di rottura nel lento decadimento della megalopoli. La struttura sociale non regge piu': gli schiavi fuggono, movimenti dissidenti, eversivi, sovversivi, terroristi si aggirano per i vicoli, libelli e spari nella notte. Il racconto procede senza intoppi, rigido e formale, piacevole a leggersi ma privato della sontuosa e poco amichevole energia dei primi due: il lessico e commistione di tecniche fantastiche perde influenza, si riduce ad ambientazione perdendo non solo il sopravvento ma anche la parita' con la storia. Il Treno degli Dei e' un libro normale, interessante perche' si notano comunque alcune traboccanti trovate dell'autore: golemanzia, somaturgia, treno perpetuo, sussurranti, macchia cacotopica, pietrafumo, elementali; ma normalizzato nello stile e pertanto impoverito. L'edizione Fanucci comincia con alcune spiegazioni: si e' deciso di cambiare alcune scelte di formattazione per cosi' dire, alcune parole hanno cambiato traduzione, altre sono rimaste all'originale; un'edizione piu' fedele all'opera inglese ma ancora non completamente e non capisco perche': nella mia opinione o si traducono tutti i nomi (visto che comunque i curatori si sono presi la briga di aggiungere alcune note di commento ai termini lasciati in inglese) oppure nessuno.

Ginga Densetsu Weed (episodio 1): e' passato qualche tempo dall'ultima serie di notevole succeso dello Studio Deen (gli OAV di Kenshin, Getbackers indietro per il blog) ma in questa stagione la casa giapponese sembra essere ritornata sulla buona strada grazie soprattutto a Law of Ueki, di cui si e' gia' parlato e continua a dimostrarsi molto coinvolgente. Tra le nuove proposte troviamo questa serie con protagonisti animali parlanti, cani nello specifico, ma non antropomorfi: la storia racconta di Weed, un giovane akita figlio di un leggendario Capo branco, e del suo viaggio per ritrovare il padre. Gli autori hanno scelto, forse per omaggiare i precursori del genere, uno stile grafico molto sporco e vecchio, simile a quello dei cartoni di venti anni fa disegnati a mano: il risultato e' molto particolare, in senso positivo; l'animazione e' buona. La caratterizzazione dei personaggi non sembra di grande spessore ma gli animali assumono tra loro movenze e comportamenti abbastanza naturali a parte, ehm, alcune super tecniche di combattimento che farebbero quasi pensare ad una serie basata su scontri e duelli piuttosto che ad una lacrimevole vicenda di randagi: si dovranno aspettare i prossimi episodi per vedere quale sara' effettivamente il corso prescelto.

Jigoku Shoujo (episodio 1): titolo inglese della serie e' Hell Girl e si tratta della secondo nuovo progetto dello Studio Dean; Mayumi e' una ragazzina di buone maniere e gentile in una scuola femminile: e' tanto fidata e apprezzata che assume il compito di gestire il fondo di classe; poco dopo il fondo scompare e, per evitare guai e rimproveri, Mayumi chede un prestito alla stronzetta della scuola che da quel momento in poi inizia a bullarla alla grande. Per la scuola gira una strana voce riguardo un sito internet che si attiva solo a mezzanotte dove si puo' richiedere vendetta contro qualcuno. Mayumi, disperata, inoltra il proprio desiderio. Ovviamente, pero', mandare qualcuno all'inferno necessita' di una qualche compensazione. Ad occhio direi trattarsi di una serie i cui episodi non abbiano diretta relazione fra loro: Mayumi penso sia protagonista solo di questo primo episodio e ognuno dei prossimi presentera' una diversa situazione. Graficamente molto bello, i personaggi sono ben delineati e ognuno di loro porta uno stile definito e particolare; toni horror dall'atmosfera contagiosa che promettono qualche reale tensione. Probabilmente, data la qualita' dell'animazione, il genere, e l'ovvio filone d'appartenenza, non si trattera' di una serie lunga.