Juuni Kokki (episodi 1-45 serie completa): quando sto per scrivere riguardo a qualcosa che mi sia molto piaciuto spesso tendo a metterci del personale, e' qualcosa a cui faccio caso adesso ma che in realta' mi capita inconsapevolmente. In proporzione, quindi, per questo Twelve Kingdoms dovrei raccontarvi la vita della mia famiglia nelle tre generazioni precedenti e la mia dal concepimento ad oggi riportando ogni pensiero e aneddoto possibile, tanto mi e' piaciuto. Tratto da una serie di romanzi e novelle (tradotte in inglese da fans) Juuni Kokki, o come a volte si trova Juuni Kokuki, ha nella sceneggiatura il proprio punto di inarrivabile forza che rende il prodotto realizzato da Studio Pierrot un unico nella storia dell'animazione giapponese: sono molto serio in proposito, so che ogni tanto mi perdo ad elogiare roba che non lo meriterebbe cosi' tanto, ma qui si trova realmente un racconto concepito in maniera assolutamente altra. La serie e' strutturata in 4 archi narrativi principali tutti aventi un prologo e un epilogo ricapitolativo, a cui si aggiungono due episodi interlocutori. L'inizio e' classico: una giovane ragazza giapponese, una studentessa, viene prescelta da un misterioso ed evidentemente magico sconosciuto e trasportata in un regno fantastico per diventarvi imperatrice; del primo ciclo cosi' evidentemente gia' visto si puo' ammirare principalmente l'impeccabile caratterizzazione grafica dei personaggi, i toni decisamente maturi dei temi e delle risposte emotive e pratiche dei personaggi, e l'attenta descrizione del mondo. Proseguendo con le storie iniziano le sorprese: Yoko, la ragazza dal nostro mondo, non e' la protagonista delle successive storyline: e' il filo conduttore, l'elemento d'unione e spesso la causa delle trame ma il vero centro della storia sono i Dodici Regni stessi; ognuno dei blocchi narrativi ne prende in considerazione qualcuno, ne mostra la struttura, lo stile di vita degli abitanti e le relazioni con gli altri regni: i pregi e i difetti, ci sono buoni imperatori e imperatori malvagi, ci sono ribellioni di popoli oppressi e congiure per il potere, ci sono carestie e invasioni di mostri, c'e' tutto un panorama di eventi e guerre e incidenti che intessono una trama immane e articolata e, incredibilmente, basata spesso piu' sulla politica e la diplomazia che sulle azioni di singoli e le avventure degli uomini e donne. A volte durante una guerra gli episodi si soffermano sulla vita personale dell'imperatrice Yoko e l'esito dei combattimenti lo scopriamo solo attraverso i riassunti o i rapporti degli ufficiali; altre volte assistiamo alla battaglia dell'imperatore di un altro regno e ascoltiamo i racconti di altri avvenimenti accorsi in altri luoghi. Ci sono episodi dedicati alle spiegazioni del sistema politico, delle tradizioni e dell'impressionante e complesso insieme di diritti e doveri che ascendere al ruolo di imperatore di uno dei regni comporta. Non ho mai visto prima un cartone che cosi' poco provasse a catturare l'attenzione del pubblico disinteressandosi al mostrare sempre e solo divertimento divertimento divertimento perche' se appena sfori nel noioso il telecomando scatta a cambiare canale. Puo' capitare qualcosa del genere con gli OAV, o con le serie da pochi episodi (che sono come degli OAV) ma e' difficile, anzi, e' senza precedenti ne seguenti, che sia stato per una teoria di 45 appuntamenti; l'ambientazione e' straordinaria: il gioco e' quello di prendere una ragazza dal Giappone moderno e farle scoprire la Cina antica: ci sono mostri e creature fatate, la maggior parte dei personaggi e' investita del proprio potere dalla volonta' del cielo e sono quindi immortali (nel senso che possono vivere in eterno, non che non possano essere uccisi) ed e' loro garantita l'eterna giovinezza, ci sono spade possedute da spiriti, bestie mezze umane e uomini bestiali, ma non c'e' magia nel senso piu' comune; mancano incantesimi o poteri supereroici: le guerre si combattono con le spadate, i mosti si uccidono con le spadate e, data l'ininfluenza del concetto di protagonista unico, chiunque potrebbe morire in qualunque momento. Questo cartone vive senza seguire le ferree e limitanti regole del commercio televisivo, e' l'essenza animata di una serie di esemplari romanzi fantasy: proprio per cio' e' unico, in quanto cosi' espressamente inteso nella propria sceneggiatura trasposizione di una razza diversa e altra rispetto alle normali fonti e prodotti finiti per gli anime; per capire e racchiudere ancora meglio basti pensare all'opening del cartone: un pezzo di musica orientale antica e senza parole, ritmata secondo tempi che farebbero scappare annoiato qualunque ragazzino mentre scorrono immagini riproducenti lo stile di vecchie composizioni e pitture. E' molto facile raccontare o elencare Juuni Kokki tra i migliori cartoni mai realizzati per le sue caratteristiche controcorrente, per la qualita' assoluta dei suoi testi e per l'alta regia priva di scempi da videoclip; piu' difficile e' guardare per davvero la serie sostenendo anche gli aspetti negativi delle suddette caratteristiche per scoprire la realta' dietro l'affermazione che questo sia uno se non l'uno tra i migliori cartoni mai fatti. Allego alla fine l'ennesima ottima pagina dedicata tratta dalla Wikipedia