The Shootist (Id, 1975): il più celebre romanzo di Glendon Swarthout, adattato in un famoso, non famosissimo, film con John Wayne (in Italia: Il Pistolero). 
L'ultimo film di John Wayne prima della morte. 
NOTA: il finale del film e il finale del libro sono COMPLETAMENTE diversi.  
E' un romanzo sorprendente. E' un classico del western crepuscolare anni 70, ma è inaspettatamente molto più ricco di quanto lo immaginassi; onestamente, pensavo mi sarei trovato a leggere qualcosa con uno stile molto più simile e vicino alla letteratura 'da poco' della decade precedente, invece è intenso e denso di contenuti. 
Non è Blood Meridian (1985), non c'è filosofia o metafisica; The Shootist è ben radicato al suolo, le considerazioni di autore e protagonista sono largamente terrene, ma è crudamente intimo nella rappresentazione degli ultimi giorni del personaggio, violentemente diretto e clinico nella descrizione dei suoi ultimi momenti. 
Non solo: c'è satira sociale, commenti sulle debolezze umane al limite del tragicomico; ci sono feroci stilizzazioni di tipi umani, immediatamente riconoscibili, tutti accomunati dal mal comune del Greed. 
Scarno, ridotto all'osso della costruzione dei periodi, ma meticolosissimo nelle scelte linguistiche: il protagonista ha una sua voce, i personaggi secondari ne hanno altre, ognuna imita il tempo e l'estrazione di classe. 
Ho dovuto usare il dizionario più volte nelle prime 2 pagine, parole mai sentite prima che, stando a Google, esistono solo in questo libro. Parole che mostrano il livello di educazione (basso) del protagonista ma il suo desiderio di essere di più. 
Le frasi sono minimaliste, ma la struttura narrativa è acutamente organizzata e pensata. 
Dunque: un famoso pistolero, l'ultimo di una stirpe, è diagnosticato con cancro; arriva al El Paso e sono i suoi ultimi giorni; si chiude in una stanza dove sa morirà, riceve persone venute ad assistere alla morte di una tale celebrità. 
Non solo una celebrità. E' il 1901, il  far west sta scomparendo; il nostro protagonista è il simbolo morente di uno stile di vita arrivato ai suoi ultimi giorni. 
E' nella sua stanza e, tra un capitolo e l'altro, legge un quotidiano dove vengono riportate notizie locali e internazionali: la Regina Vittoria è morta. Il mondo intero sta cambiando, non è solo il West. 
Ha una bottiglietta di laudano da cui attinge sempre più pagina, giorno dopo giorno, pagina dopo pagina. 
Incontra persone: un giornalista, una vecchia amante, un prete, il becchino, un fotografo, un commerciante. Tutte queste persone vogliono un pezzo della sua morte da cui profittare, da vendere come souvenir di quel tempo avventuroso e violento che fu. 
Lui contratta, cede, si rifiuta, combatte, si arrende. 
Nel mezzo c'è la proprietaria della stanza dove sta vivendo e si forma una relazione con lei e il figlio: qualcosa di incredibilmente umano, diverso dalle più facili previsioni; il nostro protagonista sta morendo, è in preda a dolori fortissimi ogni giorno, è terrorizzato. 
Si contorce nel letto con la paura di morire, cerca pentimento, è pieno di rimorsi, ma non sono genuini né onesti; appena il dolore passa, grazie alle droghe, è il Pride a riprendere il controllo. 
C'è un brillante passaggio dove la prima scena viene richiamata nel finale, il passato che si ricongiunge al presente in più di un modo. 
Ripeto: The Shootist non è una dime novel di azione spara-spara. 
Le ultime scene, diciamo il combattimento finale, è un apoteosi di descrizioni che passano dall'anatomico al balistico: la sparatoria è scientificamente rappresentata con una accuratezza di dettagli e una freddezza narrativa che sono inauditi è impressionanti. 
Eccellente ed entusiasmante. 
NOTA: chiaramente, è un libro del 1975 che racconta con immersione di un uomo di 50 anni nel 1901, ci sono parole e concetti estremamente offensivi oggigiorno. 
NOTA2: esiste un seguito scritto dal figlio di Swarthout. Questo figlio non è un semplice approfittatore, è stato uno sceneggiatore di successo che ha adattato cinematograficamente molte opere del padre; un approfittatore, quindi, ma non senza qualità.
SPOILER SPOILER SPOILER
Non c'è salvezza né redenzione nel libro. 
Il pistolero decide di farsi un ultimo combattimento e lasciarsi uccidere da uno dei dilettanti da 2 soldi che bazzicano in città fingendosi pistoleri veri; vince e non riesce a morire; il figlio della proprietaria gli sparerà, su sua richiesta, mentre è steso a terra non esattamente morente ma tra le atroci sofferenze della malattia.
Il film finisce con il figlio della proprietaria che scopre e si pente della sua idolatria per il pistolero e delle sue scelte da cattiva strada, la morte del pistolero si chiude su una nota positiva che lascia speranza e ottimismo per un futuro migliore. 
Il libro no. Nel libro, il figlio della proprietaria si impossessa delle pistole del pistolero, eccitato e gasato dalla violenza a cui assistito e dal potere contenuto in quelle armi, va in giro a cercare violenza con violenza nella sua mente. 
Nel libro, il pistolero muore portandosi dietro gli altri ultimi pistoleri di El Paso; la popolazione esulta perché non ci saranno più problemi in città; ma, nel libro, nel momento in cui il pistolero uccide gli altri pistoleri, ne crea uno nuovo con le sue azioni, perché il circolo della violenza è unending e non c'è speranza.