Babel (Id, 2022): "or the necessity of violence - an arcane history of the Oxford translators' revolution".
Pluripremiato, presente in ogni lista dei più significativi romanzi degli ultimi 10 anni almeno.
E' libro costruito intorno a un'idea di originalità e brillantezza assoluta.
Sfortunatamente, nonostante non sia la sua classificazione ufficiale, questo romanzo è, ai miei occhi, assolutamente un prodotto dedicato a Young Adult.
Lo so, lo so. Ci sono ottimi romanzi YA, non dovrei segarli tutti a priori.
Babel, tuttavia, è molto standard nel suo basic plot: gruppo di giovani disagiati cresce in una società classista che sfrutta i loro talenti per il beneficio della comunità degli adulti, segue caratterizzazione di eroe involontario che diventa leader della rivoluzione.
E' la quintessenza di una storia per Young Adult.
E' vero: la profondità delle riflessioni, il setting, le tematiche politico-sociali e in generale tutta la carne deli libro sono intellettualmente superiori e più raffinati, più adulti di quanto abitualmente in produzioni definite dal target di riferimento; ma la caratterizzazione dei personaggi e lo svolgimento della storia sono estremamente banali, semplificati e ripieni di angst e altre emozioni per teenagers.
Sono stato per interromperlo ripetutamente, poi ho compromesso e sono passato alla lettura veloce.
RF Kuang, l'autrice, è una giovanissima immigrata cinese, cittadina americana, traduttrice professionista con preparazione accademica in sinologia, lingua e letteratura asiatica (anche a Oxford ovviamente); già pluripubblicata e pluripremiata: un genio letterario come pochi che, in questo libro, ha ovviamente riversato l'interezza della sua giovane vita, l'esperienza da immigrata e il rapporto tra paese di nascita e di adozione.
Il protagonista del libro è sostanzialmente un suo alter. Cinese di nascita, trasferito a Londra (poi Oxford), carriera accademica e lavoro come traduttore.
Tutto ciò, però, trasformato dal genio dell'autrice in una potente costruzione distopica.
Siamo in Inghilterra negli anni 30 del 1800.
L'impero inglese è il più potente del mondo occidentale, ma la sua sfrenata espansione coloniale sta venendo rallentata, ostacolata e impedita dalla Cina. Se non funziona il commercio, si farà la guerra.
L'impero inglese vanta la maggiore potenza magica al mondo.
Il sistema di magia ideato da Kuang è incredibile e unico: tutto gira intorno al concetto di traduzione e, come in ogni libro del genere che si rispetti, la base della magia viene approfonditamente analizzata, spiegata e sviluppata; in questo caso, quindi, Babel è, anche, uno straordinario saggio sul valore, le caratteristiche e l'importanza della Traduzione nella storia.
Sintetizzo molto: il nucleo della magia di Babel è il 'lost in translation' che il traduttore-traditore (in italiano nel testo) è costretto ad accettare nella propria attività.
"The core is untranslatability".
Prendi un pezzo d'argento, da un lato inscrivi una parola in una lingua, dall'altro la sua traduzione in un'altra lingua: il significato perso per strada diventa l'effetto magico associato a quel pezzo d'argento.
Non sto a fare esempi: questo è un romanzo fortemente innamorato di linguistica ed etimologia, è farcito di digressioni sul significato e la spiegazione dell'origine di parole; non solo, imitando in modo molto chiaro David Foster Wallace, l'autrice contorna il testo di note a piè di pagina che fanno parte della narrazione.
Sono frequentemente citati libri e intellettuali realmente esistiti.
Torniamo alla storia: una delle condizioni perché la magia funzioni, però, è che la persona impegnata nella realizzazione del pezzo d'argento magico sia fluente in entrambe le lingue utilizzate come un madre-lingua.
Succede, quindi, che nobili inglesi vadano nelle colonie a inseminare donne di razza inferiore affinché generino figli che impareranno la lingua del posto, poi verranno prelevati, portati in Inghilterra, condizionati ad amare l'Inghilterra e messi a lavorare come traduttori (maghi) per l'impero contro, spesso, la loro nazione di nascita.
Il nostro protagonista è esattamente questo.
E' per metà cinese, viene mandato a Oxford a mettere la sua conoscenza della lingua cinese a disposizione dei traduttori (maghi) inglesi per sviluppare nuove traduzioni (magie) con cui combattere la Cina.
Colonialismo e razzismo, e la condizione delle donne, sono i veri temi fondamentali della storia.
Il nostro protagonista e i suoi amici/colleghi nella stessa situazione si trovano combattuti tra l'amore per lo studio, la scienza, la magia, l'Inghilterra stessa, e l'amore per la propria patria, origini, compatrioti.
Questa contrapposizione, onestamente, è abbastanza credibile all'inizio del libro; più avanti nel libro lo diventa progressivamente meno: l'Inghilterra è fantastica, ma gli inglesi sono degli arroganti razzisti bastardi pezzi di merda sfruttatori.
La scelta a chi dedicare la propria lealtà diventa parecchio semplice.
Ecco, qui si nota già una prima scivolata nel libro: i nostri eroi devono decidere se essere schiavi fortunati, alle volte persino considerati quasi come dei veri esseri umani, o ribellarsi, rischiare tutto per salvare gli schiavi non fortunati.
Pidocchiosamente young adult.
Nel mezzo, aggiungeteci che la vita universitaria dei nostri protagonisti è la stessa di quella dei Magicians di Grossman, senza il sesso (perché YOUNG ADULT!): una banale sequenza di scene di amicizia morbosa, amori violentemente ormonali, rivalità insensate e antipatie sociali varie.
Kuang scrive molto bene, un inglese impeccabile, limpido ma non freddo, grammaticalmente perfetto ma vivace nel tono, scelte linguistiche e struttura.
Oxford è un posto vivo, personaggio partecipante come la Gotham di un Batman.
Non ci sono colpi di scena particolari, il finale è un po' sottotono.
Va bene, volevo trattenermi ma ormai sono committed: questo è uno dei romanzi più sopravvalutati che abbia mai letto.
SPOILER SPOILER SPOILER
Il protagonista ammazza suo padre, diventa un ribelle a tempo pieno e coinvolge i suoi amici.
Sfortunatamente, tra i suoi amici c'è anche una britannica puro sangue e sarebbe stato più intelligente NON coinvolgerla nella ribellione per distruggere la sua nazione, popolo, way of life.
C'è il più ovvio dei tradimenti, che a ben guardarlo non è manco un tradimento: muore il mussulmano colorato, sopravvive la donna nera.
Lo trovo molto divertente: in un libro contro il razzismo e il colonialismo, l'autrice femmina di origine cinese decide di uccidere il maschio mussulmano colorato, lasciando in vita la femmina nera e il protagonista maschio cinese.
Almeno per un po'. Il protagonista, infatti, nel finale, si fa esplodere insieme a tutta Oxford (più o meno) distruggendo in un colpo solo tutto il potere magico britannico e lasciando l'intero impero in mutande e alla mercé dei suoi avversari.
La caratteristica di Babel che più di tutte lo rende un romanzo fastidiosamente Young Adult è, alla fine, l'età della sua autrice e il suo modo di guardare al mondo con la violenta rigidità e 'fanculo le conseguenze' tipico dei giovani.
La sua qualità intellettuale è francamente fuori scala, ma i suoi moti interiori sono banalmente standard.
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