City of Blades (Id, 2016): secondo libro nella serie delle Divine Cities di Robert Jackson Bennett, ambientato cinque anni dopo.
Shara è primo ministro di Saypur ma il suo 'regno' sta giungendo al termine, le sue politiche progressiste troppo osteggiate da troppi poteri forti dello stato.
Un'ultima missione prima di chiudere bottega.
Il generale Turyin Mulaghesh, eroe della battaglia di Bulikov, da tempo ritirato viene convinto da Shara a tornare in azione, indagare sulla scomparsa di un suo operativo nella City of Blades.
La City of Blades era la roccaforte della Dea della Guerra, la prima delle divinità uccise durante la rivolta di Saypur: una città abitata interamente da guerrieri devoti a un culto della morte e la promessa di una guerra infinita come premio per il loro sacrificio. Diciamo così, è un po' più complicato e, come in passato, l'abilità di Bennett nel tracciare queste religioni è abile se non profonda.
Turyin parte. La città era stata quasi completamente distrutta durante il Blink. Adesso sul posto esistono 3 forze in difficile equilibrio: la popolazione locale, il contingente militare di Saypur guidato da un famigerato generale, e un cospicuo gruppo di dreyling incaricati di ricostruire la città.
I dreyling sono stati riformati dopo il ritorno di Sigrud: adesso sono una repubblica e non fanno più i pirati. Questi 'nuovi' dreyling sono abili costruttori e stanno adempiendo al loro contratto guidati dalla geniale Signe... la figlia di Sigrud.
Turyin arriva ed è tutto un casino: misteri su misteri su misteri e la decisa convinzione che qualcosa di divino sia all'opera. Bennett riesce a trovare un modo ben strutturato per girare intorno alla morte della dea della guerra (che avrebbe dovuto eliminare ogni effetto divino a essa collegato), e la scoperta dei segreti è una delle parti migliori del libro.
C'è una netta evoluzione tecnologica rispetto al primo libro: macchine, elettricità, armi automatiche.
Personalmente, il libro decolla quando, finalmente, ricompare Sigrud.
Sigrud è un grande personaggio, è come Batman: è un personaggio che funziona soprattutto quando presentato come gli altri lo vedono. Fa fatica ad autoraccontarsi, è l'ammirazione davanti alla sua badassery da parte di quelli che assistono a renderlo fantastico, a funzionare.
City of Blades è stato notevolmente apprezzato, mi è piaciuto meno del primo.
C'è un terzo e probabilmente ultimo in uscita l'esate prossima.
Il narrato è di alto livello, qua e là un po' verboso e prolisso; la storia è buona ma la consapevolezza di un seguito certo ne rende il finale più aperto, troppo.
SPOILER SPOILER SPOILER
Il governor è pazzo e cattivo. Il generale amico di Turyin alla fine va giù di testa.
Signe muore e Sigrud va in berserk uccidendo un sacco di gente, dopo è costretto a darsi alla macchia abbandonato da tutti.
Shara si ritira.
Turyin non lo sa ma è destinata a prendere il suo posto.