Pornostar: sono molte le interpretazioni possibili del perche' questo film porti un titolo che sembrerebbe nulla avere a che fare con i contenuti; un uomo va in giro per Shibuya scannando yakuza, incontrera' molti dei personaggi che vivono la malavita' di basso livello del quartiere e intessera' strane relazioni con loro. Non c'e' ragione per la sua voglia omicida, non ci sono spiegazioni: ed e' per questo che lascero' perdere anche la questione del titolo, ovviamente il regista aveva le sue ragioni e i suoi pensieri per la testa; questo e' il terzo film di Toshiaki Toyoda, autore noto per il successivo Blue Spring (indietro per il blog), e qui gia' pienamente inteso a proporre straordinari e ironici esempi di violenza comune e degrado sociale. Rispetto al suo film piu' noto qui abbiamo una ricerca molto piu' articolata e complessa delle riprese particolari, dello stile adulto di una proposta da sviscerare nei suoi simboli e nella surrealta' grottesca di scene e caratterizzazioni molto aldila' del consueto; viceversa la sceneggiatura e' priva di appigli per lo spettatore: non ci sono chiarimenti, nessuno si comporta in maniera plausibile o logica, si hanno una serie di stralunamenti imprevedibili fino al finale obbligatoriamente tralasciato a completamente di tutti i sottintesi intenti enigmatici. A dire il vero molto bello, migliore di Blue Spring se me lo chiedete, pero' chiaramente fine a se stesso e ad una comunicazione troppo ostica e fasulla per non scivolare in considerazioni da parodia d'azione.